Dal 31 maggio al 3 giugno si è svolto a Berlino il 33esimo Congresso della Società Europea di Ipertensione (ESH). Nel corso del meeting sono state presentate novità significative in ambito terapeutico e diagnostico ed è stata posta per la prima vota particolare attenzione a temi di solito poco trattati, come l’obesità e la vaccinazione, come ci racconta in un’intervista il Professor Massimo Volpe, Presidente della Siprec (Società Italiana per la prevenzione cardiovascolare) e Past President della Siia (Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa). “L’ipertensione rappresenta una condizione molto frequente nella pratica clinica di tutti i cardiologi ed è importante sapere che in questo ambito è in corso una sorta di ‘rinascimento terapeutico’: dopo circa vent’anni in cui il trattamento non ha visto progressi, negli ultimi due anni sono stati fatti dei significativi passi avanti”.
Quali sono state le principali novità terapeutiche presentate al congresso?
Da un punto di vista farmacologico le innovazioni più importanti di cui si è discusso al congresso sono tre:
- Gli inibitori dell’aldosterone sintetasi (come baxdrostat), che rappresentano un’alternativa ai classici antagonisti dei recettori dei mineralocorticoidi (come lo spirololattone). Questi nuovi farmaci bloccano selettivamente e a monte la biosintesi dell’aldosterone. In questo modo non interferiscono con gli altri steroidi e non provocano i classici effetti collaterali degli antagonisti recettoriali, che sono ginecomastia, impotenza o modifiche sostanziali del metabolismo del potassio. Questi farmaci sono stati testati in pazienti affetti da ipertensione resistente e hanno la possibilità di cambiare lo scenario della terapia aldosteronica.
- Ci sono poi gli antagonisti dei recettori dell’endotelina come aprocitentan di cui è stata testata l’efficacia nei pazienti con ipertensione resistente nello studio PRECISION. Di queste due nuove opzioni potranno beneficiare sia i pazienti con ipertensione resistente sia quelli con ipertensione difficile da controllare.
- Infine si è parlato nel corso del Congresso dell’approccio terapeutico basato sull’inibizione del RNA che blocca a monte la sintesi dell’angiotensinogeno e quindi la cascata del sistema renina-angiotensina. La durata d’azione di questi farmaci può essere anche di alcuni mesi e la terapia potrebbe rappresentare un’alternativa agli ACE inibitori e agli ARB, confortata dagli studi di efficacia e sicurezza in corso.
Nel corso del congresso si è discusso anche di una terapia non farmacologica: le linee guida ESH 2023, ripresentate quest’anno, riconoscono la potenzialità della denervazione renale, insieme alla terapia farmacologica, nei pazienti con ipertensione resistente o difficile da controllare.
Quali novità sono state presentate in ambito diagnostico?
Al congresso sono state presentate diverse possibilità di monitoraggio a distanza della pressione arteriosa, che rappresentano un progresso significativo rispetto al monitoraggio con il bracciale classico. Non sono stati ancora svolti degli studi controllati, ma la possibilità di diagnosticare l’ipertensione a distanza è interessante, specialmente per evitare l’ipertensione da camice bianco o per identificare l’ipertensione mascherata, oltre che facilitare il monitoraggio domiciliare.
Anche in questa occasione è stata ricordata l’utilità della terapia di combinazione in singola pillola. Qual è il valore di questa soluzione nell’ambito dell’ipertensione?
L’uso della terapia di combinazione in pillola singola negli ultimi 15 anni ha rappresentato un grande passo avanti. L’ipertensione è una condizione multifattoriale, quindi difficilmente si può controllare con un solo farmaco (solo nel 20-25% dei casi) e spesso serve una terapia di combinazione: somministrare più farmaci in una singola pillola favorisce aderenza. Nelle linee guida è stata ribadita la raccomandazione di partire con la terapia di combinazione in pillola singola, che ha consentito un controllo migliore dell’ipertensione nelle popolazioni, anche in Italia. Nel 2010 i pazienti con ipertensione controllata erano il 30%, ora siamo arrivati al 60%. Contiamo che, grazie alle innovazioni di cui abbiamo parlato, arriveremo a un controllo sempre migliore della pressione arteriosa e delle sue conseguenze nel paziente iperteso.
Vaccinazione e obesità, sono temi diversi, correlati all’ipertensione, di cui si è parlato all’ESH 2024. In che modo il cardiologo dovrebbe tenerne conto nel trattamento di un paziente iperteso?
Nel corso del Congresso si sono svolti alcuni simposi sull’obesità, una condizione finora poco considerata in cardiologia. Ora, con l’uso degli agonisti del recettore del GLP-1 (come il semaglutide), nei pazienti obesi, viene rivolta una maggiore attenzione. Anche le gliflozine (SGLT2-i) sono attualmente prese in considerazione per la gestione del paziente iperteso, alla luce degli interessanti effetti clinici di questa classe di farmaco.
Per la prima volta nell’ambito di un Congresso europeo sull’ipertensione arteriosa si è parlato di vaccinazione antinfluenzale, come strumento di prevenzione cardiovascolare, che tutti i cardiologi dovrebbero tenere presente anche nella gestione globale del paziente iperteso.