La diagnosi precoce e l’avvio tempestivo della terapia tra chi ha contratto l’HIV a livello perinatale prevengono ritardi della crescita. A sottolinearlo è un ampio studio basato sui dati raccolti dalla Collaborative Initiative for Paediatric HIV Education and Research (CIPHER) Global Cohort Collaboration tra il 1994 e il 2015, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of the International AIDS Society.
In particolare, sono stati considerati 20.939 adolescenti con HIV contratto a livello perinatale, per l’analisi sulla crescita, e 19.557 per l’analisi dei livelli di CD4. L’età media all’avvio della terapia antivirale era tra sotto i tre anni, in Europa e Nord America, e sopra i sette anni, in Africa sub-sahariana.
All’età di 10 anni c’è stato un arresto della crescita nel 6% degli ragazzi provenienti da Europa e Nord America e del 39%; mentre il 19%, complessivamente, aveva una conta di CD4 inferiore a 500 cellule/mm3. Il punteggio Z sull’altezza in base all’età era più elevato tra i ragazzi dei paesi a più alto reddito. Inoltre, gli adolescenti con HIV contratto a livello perinatale la cui crescita si arrestava a 10 anni e coloro che iniziavano più tardi la terapia con antiretrovirali, dopo i cinque anni, avevano il più elevato livello di crescita calcolato con il punteggio Z in adolescenza, ma comunque non riuscivano ad arrivare al livello di crescita dei ragazzi che avevano iniziato subito la terapia. Infine, tra l’età di 10 e 16 anni, la conta media di CD4 si riduceva da 768 cellule/mm3 a 607 cellule/mm3.
Fonte: J Int AIDS Soc (2022) – 25/3):e25871