Secondo una recente ricerca, nei prossimi decenni, almeno un quarto della produzione mondiale di grano verrà persa per via delle condizioni estreme create dai cambiamenti climatici, a meno che non vengano prese misure adattative. Per la precisione, la produzione di grano diminuirà del 6% per ogni aumento di un grado Celsius nella temperatura ambientale. In base al raccolto mondiale 2012-2013 di 701 milioni di tonnellate in tutto il mondo, l’aumento di temperatura previsto porterebbe ad una riduzione della produzione pari a 42 milioni di tonnellate di grano. Si tratta di un quadro piuttosto grave, anche perché per il sostentamento di 9,6 miliardi di persone la produzione mondiale di cibo dovrebbe, invece, quasi raddoppiare nei prossimi 30 anni.
Le coltivazioni non hanno il tempo necessario per adattarsi ai picchi di temperatura verso l’alto o verso il basso ed inoltre l’aumento globale della temperatura sta riducendo il tempo disponibile per le piantagioni per crescere pienamente e dare luogo al raccolto, che risulta di conseguenza più scarso. Auspicabilmente, queste proiezioni aiuteranno però la scienza a sviluppare modelli più solidi che supporteranno gli agricoltori nel selezionare varietà di grano più tolleranti al clima e resistenti sulla base della propria posizione. Inoltre, gli agricoltori potranno determinare le date ottimali per la semina per evitare lo stress a carico delle piante e minimizzare la possibile esposizione ad eventi climatici estremi, come picchi di caldo o di freddo, durante la stagione di crescita. (Nature Climate Change, 2014; 5: 143)
Rappresenta un grosso problema, il grano è una fonte importante di sostentamento. Ho letto recentemente il un intervento sul clima di Focus, interessante, parlava di come i cambiamenti climatici maggiori si hanno per via del riscaldamento dell’Artico. Non si sanno ancora bene gli effetti, questo è preoccupante.
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