(Reuters Health) -La fidaxomicina, un antibiotico macrociclico a spettro ristretto, può interferire con il biofilm creato dal Clostridium difficile, in vitro ucciderebbe le cellule vegetali e le spore. È quanto hanno osservato di recente i ricercatori di MSD. “Queste evidenze sottolineano il potenziale ruolo del biofilm nella patogenesi della malattia – ha riferito Laurent Chesnel – se i biofilm rappresentano un serbatoio per le recidive e/o la contaminazione ambientale, entrare nel biofilm potrebbe essere clinicamente molto importante”. Molti ceppi clinicamente rilevanti di Clostridium difficile sono in grado di formare un biofilm che li protegge dalla capacità degli antibiotici di penetrare, fornendo un potenziale serbatorio per la persistenza delle spore.
Lo studio
Chesnel e il suo team hanno valutato la capacità della fidaxomicina, della surotomicina, della vancomicina e del metronidazolo di penetrare e di interrompere la struttura biofilmica da Clostridium difficile in vitro. I risultati sono stati pubblicati online dal Journal of Chemotherapy Antimicrobial lo scorso 6 ottobre. Tutti e quattro gli antibiotici si sono dimostrati efficaci contro Clostridium difficile coltivato in agar. Tuttavia, dopo che i biofilm di C. difficile sono stati lasciati crescere per 24 o 48 ore, è stato necessario aumentare di 50 volte le concentrazioni di antibiotico e dopo che i biofilm sono stati lasciati crescere per 72 ore prima del trattamento antibiotico, le riduzioni del C. difficile sono risultate maggiori con la fidaxomicina rispetto alla vancomicina o al metrodinazolo. La fidaxomicina sembra avere la capacità di penetrare più velocemente della surotomicina nel biofilm, anche se entrambi gli antibiotici hanno provocato una rottura grave della sua struttura.”Le implicazioni cliniche di tutto ciò sono ancora sconosciute e da studiare – ha detto Chesnel – la capacità di un farmaco di penetrare nel biofilm e di ridurre sia il carico vegetativo che le spore potrebbe avere importanti conseguenze nel ridurre sia le recidive che la contaminazione ambientale”.
Sono necessari ulteriori studi per caratterizzare ulteriormente la rilevanza del biofilm del C. difficile nel processo di malattia.
Fonte: J Antimicrob Chemotherapy
Will Boggs
(Versione Quotidiano Sanità/Popular Science)