100 metri sì, maratona no. Così probabilmente avrebbero risposto i nostri antenati riguardo le loro capacità atletiche nella corsa. A rivelare nuovi dettagli sulle prestazioni fisiche dell’uomo di Neanderthal, comprese alcune caratteristiche del Dna simili a quelle dei grandi atleti, è una ricerca pubblicata su Quaternary Science Review.
Arti corti, larghe cavità nasali e un grande torso: i Neanderthal vissero in Europa e in alcune parti dell’Asia da circa 300.000 anni fa fino a circa 40.000 anni fa. A sfatare la scuola di pensiero tradizionale che li immaginava piccoli e magri, pronti per la corsa su lunghe distanze, è la convergenza di prove paleoantropologiche e genetiche evidenziate dai ricercatori della Bournemouth University (UK) e dell’University College di Londra. Dimostrano, infatti, che i nostri antichi antenati fossero muscolosi velocisti dalle gambe lunghe e non magri fondisti dal fiato allenato. Inoltre non si muovevano in luoghi molto freddi, come si pensava, ma avevano invece occupato foreste più calde, dove rapidi scatti di corsa li avrebbero favoriti nel tendere imboscate alle prede.
“Uno sguardo più ravvicinato agli strati in cui sono stati trovati i fossili suggeriscono che i Neanderthal vivessero negli stessi tempi e luoghi degli animali associati a sistemi ecologici più caldi e boschivi. In un tale ambiente, era favorita una strategia di caccia basata su brevi scatti di velocità”, spiega John Stewart, professore associato presso l’Università di Bournemouth, a capo della ricerca. E il loro fisico doveva adattarsi a queste necessità. Le scoperte sono state supportate dai genetisti. “Abbiamo scoperto che la maggior parte di varianti genetiche associate alla potenza fisica negli atleti erano più comuni negli uomini di Neanderthal che negli umani di oggi”, spiega Yoan Diekmann, dello University College di Londra.