Il nuovo report GOLD (Global Initiative on Obstructive Lung Diseases), il documento più importante per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento della BPCO, pubblicato alcuni giorni fa, suggerisce una doppia broncodilatazione come terapia di prima scelta alla diagnosi e sottolinea come, solo le terapie triplici diano evidenza di una riduzione del rischio di mortalità nei pazienti.
“Il GOLD è un documento internazionale, di riferimento, che viene ciclicamente aggiornato. Questa edizione tiene conto dei nuovi dati scientifici e il suo obiettivo è di migliorare la gestione della BPCO a livello mondiale”, commenta in un incontro sulle nuove raccomandazioni Claudio Micheletto, direttore Uoc di pneumologia Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona.
La Broncopnumopatia cronica ostruttiva interessa oltre 380 milioni di persone in tutto il mondo, con una prevalenza gobale dell’11,7%. Secondo i dati ISTAT, in Italia, colpisce il 5,6% degli adulti ed è responsabile del 55% dei decessi per malattie respiratorie. “La patologia ha anche un impatto sulla qualità di vita dei pazienti, che vanno incontro a frequenti riacutizzazioni e ospedalizzazioni”, continua l’esperto.
Nell’aggiornamento delle raccomandazioni, l’associazione ICS/LABA non è più raccomandata. “Togliere questa tappa e iniziare la terapia con un trattamento più efficace, prima, è un evoluzione positiva”, commenta Alberto Papi, ordinario di malattie dell’apparato respiratorio Università di Ferrara.
Le raccomandazioni GOLD, inoltre, facendo riferimento ai risultati dello studio EMAX, indicano che, per controllare la patologia, occorre iniziare la terapia con la doppia broncodilatazione (l’associazione tra LAMA e LABA), che diventa la prima scelta alla diagnosi. Il quadro va modificato se alla diagnosi si osserva una quantità elevata di eosinofili nel sangue. Un numero superiore a 300 suggerisce di passare alla triplice, aggiungendo ai LABA LAMA anche l’ICS, il corticosteroide.
Un altro aspetto sottolineato dalle GOLD riguarda la riduzione del rischio di mortalità. Lo studio IMPACT e lo studio ETHOS, a cui le raccomandazioni dedicano paragrafi specifici, danno evidenza della riduzione del rischio di mortalità con la triplice. Le GOLD indicano anche che medici e specialisti dovrebbero tenere in considerazione le terapie precostituite rispetto alle associazioni estemporanee, quindi le terapie contenute in un unico inalatore. Le raccomandazioni fanno riferimento ai risultati degli studi IMPACT e INTREPID, che hanno valutato l’efficacia e la sicurezza della triplice fluticasone furoato/umeclidinio/vilanterolo rispetto all’ICS LABA, al LABA LAMA e alle tripici in aperto.
“Nel documento GOLD si evidenziano due elementi che sono, secondo me, le due grandi sfide da affrontare nella gestione della malattia. La prima è la sottodiagnosi: dobbiamo cercare di effettuare la spirometria (il test diagnostico per la BPCO) nelle fasi precoci. La seconda è la necessità di migliorare l’aderenza terapeutica”, dice Micheletto.
Pr quanto riguarda la necessità della diagnosi precoce, Micheletto sottolinea: “Vediamo troppi pazienti con malattia avanzata al momento della diagnosi. Il documento GOLD suggerisce che dobbiamo arrivare alla diagnosi quando il paziente che è esposto ad almeno un fattore di rischio (tipicamente il fumo) comincia a manifestare i primi sintomi (tosse persistente e dispnea). Questo può avvenire intorno ai 40-50 anni”.
Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), aggiunge: “il medico deve stare allerta e deve riuscire ad individuare il rischio di BPCO, che si può prevedere, in particolare nei fumatori, e deve indirizzare immediatamente i pazienti verso una terapia più semplice e con meno somministrazioni possibili”. Il paziente deve essere anche educato sull’uso dell’inalatore e sull’importanza dell’aderenza terapeutica.