Individuare il tumore e personalizzare la terapia. Questi i vantaggi da non sottovalutare della biopsia liquida, il test del sangue per studiare il Dna delle cellule tumorali circolanti nel flusso sanguigno che rivela in modo accurato le mutazioni genetiche del tumore solido in atto. Il tutto attraverso un metodo non invasivo rispetto alla tradizionale biopsia dei tessuti. La conferma arriva da uno studio condotto su 15.191 pazienti affetti da 50 differenti tipi di cancro.
Lo studio – uno dei più grandi mai effettuati nel settore della genomica dei tumori – è stato presentato al congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco) di Chicago. ”I risultati suggeriscono che l’analisi del Dna tumorale nascosto nel sangue può essere decisiva e rappresenta un’alternativa non invasiva quando la biopsia del tessuto è insufficiente per determinare il genotipo del tumore o non può essere eseguita in sicurezza”, sottolinea uno degli autori dello studio, Philip Mack dell’Università della California.
Inoltre, spiega, ”tale test offre un’opportunità senza paralleli per monitorare i cambiamenti del tumore man mano che esso si evolve nel tempo, aspetto centrale nella definizione delle terapie per tenere sotto controllo la malattia”. Senza considerare, aggiunge, che mutazioni genetiche – sulla base delle quali l’oncologo può scegliere la terapia più ‘mirata’ – possono verificarsi prima che i segni di una crescita tumorale siano visibili negli esami radiografici. La biopsia liquida può quindi aiutare il medico a cambiare e personalizzare la terapia più velocemente e raggiunge un grado di precisione analogo alla biopsia tradizionale. Lo studio è stato condotto su 15.191 pazienti con cancro al polmone avanzato (37%), cancro al seno (14%), cancro al colon-retto (10%) ed altre forme di cancro (39%).