(Reuters Health) – Un tracciante per la PET, il 18-F-flortaucipir, che consente di quantificare in vivo i filamenti elicoidali appaiati della proteina tau, sarebbe in grado di distinguere, con un buon grado di accuratezza, l’Alzheimer da altre malattie neurodegenerative. La scoperta è opera di ricercatori guidati da Rik Ossenkoppele, della Lund University, in Svezia. I risultati dello studio sono stati pubblicati da JAMA.
Lo studio
Il team ha analizzato dati provenienti da 719 persone, di cui 179 con Alzheimer, 254 con disturbi neurodegenerativi non legati all’Alzheimer, 126 persone con alterazioni a livello cognitivo lievi e 160 controlli sani. Su questi, Ossenkoppele e colleghi hanno esaminato le prestazioni diagnostiche attraverso la tau PET con 18F-flortaucipir. Per tutte le regioni cerebrali di interesse, i valori medi di assorbimento del tracciante sono stati significativamente più elevati tra chi soffriva di Alzheimer rispetto a tutti gli altri gruppi. Si sono rivelati più elevati anche tra chi aveva una lieve alterazione a livello cognitivo dovuta ad Alzheimer rispetto a chi aveva l’alterazione, ma non dovuta ad Alzheimer, e ai controlli. Inoltre, il valore di assorbimento non sarebbe stato significativamente diverso tra chi aveva una malattia neurodegenerativa non dipendente da Alzheimer e i controlli.
Il metodo
Per quel che riguarda, invece, l’accuratezza del metodo, il 18F-flortaucipir ha mostrato un’elevata precisione nel discriminare la demenza da Alzheimer rispetto ai disordini neurodegenerativi non attribuibili ad Alzheimer. Nella regione temporale, per esempio, il tracciante ha consentito di distinguere i due disturbi con una precisione del 90,3%, una sensibilità dell’89,9% e una specificità del 90,6%. In particolare, l’accuratezza del metodo sarebbe stata superiore a quella dei marcatori della risonanza magnetica e del liquido cerebrospinale per la proteina beta-amioide. “Tau PET è stata chiaramente superiore alle misure di risonanza magnetica nel distinguere Alzheimer da malattie neurodegenerative e mostrava anche una maggiore specificità rispetto alla PET beta-amiloide”, osservano Ossenkoppele e il collega Oskar Hansson. “Riteniamo che l’imaging tau con la PET migliorerà il processo diagnostico, nel prossimo futuro, e potrebbe sostituire valutazioni meno accurate che vengono abitualmente usate nella pratica clinica”.
Fonte: JAMA
Will Boggs
(Versione italian Quotidiano Sanità/Popular Science)