Curare l’Alzheimer con una nuova tecnica che non prevede l’uso di farmaci, bensì ultrasuoni.Il primo trial clinico per valutare l’efficacia di questo nuovo metodo non invasivo è partito in Canada su un gruppo di pazienti di età compresa tra i 50 e gli 86 anni con malattia in fase lieve/precoce presso il Sunnybrook Health Sciences Centre di Toronto.
La sperimentazione
Coordinato da Nir Lipsman, il trial testerà in questa fase la sicurezza e la fattibilità della cura, che è già in sperimentazione per altre malattie quali il Parkinson. Gli ‘ultrasuoni focalizzati’, così si chiama la terapia, non sono altro che onde ”sparate” da un macchinario (simili alle onde dell’ecografia) in un punto preciso del cervello (il fuoco), dall’esterno in modo del tutto non invasivo e non doloroso.
Queste onde, ‘lampo dopo lampo’, aprono la cosiddetta ‘barriera ematoencefalica’ (un filtro che impedisce l’ingresso nel cervello di farmaci, particelle, cellule etc) e permettono l’ingresso nel cervello di cellule di difesa del paziente che dovrebbero andare a ripulirne il cervello delle molecole tossiche ivi presenti e presumibilmente legate alla malattia, le placche di beta-amiloide.
Nei test su animali gli ultrasuoni focalizzati hanno dato buoni risultati, dimostrando la capacità di eliminare le placche e migliorare la funzione cognitiva degli animali. Se la tecnica si dimostrasse valida anche sull’uomo, sarebbe la prima terapia non farmacologica e non invasiva a dare speranze contro la forma più diffusa di demenza, l’Alzheimer appunto.