(Reuters Health) – Nei pazienti affetti da Alzheimer, l’aumento di placche beta-amiloide seguito dall’accumulo di grovigli costituiti dalla proteina tau, è associato a un declino cognitivo nell’arco di sette anni. È quanto emerge da uno studio USA pubblicato online da JAMA Neurology.
“Complessivamente i nostri risultati indicano un’associazione ritardata e indiretta tra le placche di beta-amiloide osservate attraverso scansioni PET il declino cognitivo mediato dalla proteina tau”, riassumono nell’articolo. Bernard J. Hanseeuw e colleghi, del Massachusetts General Hospital di Boston e colleghi.
Si ritiene che l’accumulo di beta-amiloide preceda e acceleri quello della proteina tau, ma la sequenza temporale non è ancora stata stabilita.
Lo studio
I ricercatori hanno analizzato le scansioni PET di 60 uomini e donne che hanno partecipato all’ Harvard Aging Brain Study (studio di Harvard sull’invecchiamento del cervello). I partecipanti sono stati sottoposti a tre scansioni per la beta-amiloide tra il 2010 e il 2013 e due per la proteina tau tra il 2013 e il 2017. Gli scienziati avevano anche a disposizioni i risultati del test globale composito cognitivo sull’ Alzheimer preclinico.
All’inizio dello studio, 17 pazienti presentavano un elevato carico di beta-amiloide. L’aumento dell’accumulo della beta amiloide era correlato ad accumuli della proteina tau, a loro volta associati a cambiamenti cognitivi. I sei partecipanti che sono andati incontro ad un lieve deterioramento cognitivo durante lo studio, sono coloro che hanno presentato i maggiori cambiamenti della proteina tau.
In nessuno dei partecipanti è stata osservata la sequenza completa (aumento di beta amiloide, conseguente accumulo di tau e declino cognitivo) durante il periodo di studio. Ciò suggerisce, secondo gli autori, che la progressione sotto soglia di beta amiloide conduce al declino cognitivo in più di sette anni E aggiungono che fermare l’accumulo di tau potrebbe scongiurare il declino cognitivo.
“I risultati suggeriscono l’importanza di ripetute scansioni PET per la proteina tau per valutare la progressione della malattia e scansioni per la beta amiloide per rilevare i primi cambiamenti patologici dell’Alzheimer”, concludono i ricercatori.
Fonte: JAMA Neurology
Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)