Tutto il mondo scientifico guarda con grande interesse quanto accade nell’ambito della ricerca sull’HIV. Dall’avvento della terapia antivirale a oggi sono cambiate molte cose nell’immaginario collettivo relativo a questa infezione. E questo grazie alla ricerca, che in Italia si è particolarmente distinta per qualità e quantità di contributi. “ Sin dagli anni ’80 – ricorda Anita De Rossi, responsabile dell’Unità di Virologia Oncologica dell’Università degli Studi di Padova – l’Italia si è impegnata nella comprensione della patogenesi dell’infezione. Dai centri di ricerca italiani sono arrivate indicazioni fondamentali sull’identificazione dei marker dell’HIV pediatrico”. Forti di questa consapevolezza, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e la Fondazione Penta – un network internazionale che riunisce centri universitari di ricerca di altissimo livello in tutto il mondo – hanno dato vita al progetto di ricerca traslazionale EPIICAL.
Scopo dell’iniziativa è quello di creare modelli predittivi in grado di comprendere l’andamento dell’infezione nei bambini e di verificare l’efficacia di nuove strategie immunoterapiche capaci non solo di bloccare la replicazione del virus, ma anche di determinare fasi di remissione della malattia e di consentire sospensioni dei trattamenti antiretrovirali. L’iniziativa è stata presentata ieri all’Ospedale Bambin Gesù. EPIICAL è sostenuto nella sua interezza da un contributo non condizionante di ViiV Healthcare, unica azienda farmaceutica totalmente dedicata all’infezione HIV/AIDS.
Ma perché un progetto di ricerca sull’HIV parte da una popolazione pediatrica? “Nell’infezione da HIV –dice Paolo Rossi, direttore del Dipartimento Pediatrico Universitario-Ospedaliero Bambino Gesù – il cambiamento della strategia terapeutica ha trovato la sua prima e più piena applicazione proprio tra i bambini, che ricevono il virus dalla mamma infetta, solitamente al momento del parto. Nell’attività di prevenzione della trasmissione materno-infantile, abbiamo osservato che i bambini trattati precocemente mantenevano un livello molto basso di virus latente. La risposta immunologica di questi bambini è molto efficace, al punto che, sospesa la terapia, rimangono per molto tempo senza evidenze di virus HIV nel sangue. È da questo dato che deve partire la ricerca per la messa a punto di una terapia sequenziale, che possa poi essere trasmessa anche agli adulti. Confido che risultati significativi possano essere raggiunti in cinque anni”.
“Nel mondo ci sono 2 milioni di bambini con HIV – ribadisce Martina Penazzato, responsabile dell’HIV pediatrico presso il Dipartimento HIV dell’OMS a Ginevra – e nel 2015 più di 200 mila hanno ricevuto il virus dalla madre. I casi sono nella maggior parte concentrati nell’Africa sub-sahariana. Il progetto EPIICAL ha un respiro globale, grazie al coinvolgimento di molti centri di eccellenza. Speriamo che in breve tempo riesca a offrire soluzioni sostenibili e applicabili anche nei Paesi con grandi problemi infrastrutturali, proprio come quelli dell’Africa sub-sahariana” .“Al progetto EPIICAL aderiscono 90 strutture di 18 Paesi in Europa. Africa Asia e America – sottolinea Carlo Giaquinto. Presidente della Fondazione Penta (Paediatric European Networkfor Treatment of AIDS) – che lavoreranno proprio in questa direzione. Abbiamo bisogno di individuare nuovi farmaci, che possano giungere prima possibile al malato”.