La tecnica del “taglia e cuci” del Dna, se applicata al Dna virale dell’Hiv, potrebbe riuscire a eradicare completamente il virus dell’Aids dal sangue di una persona infettata, liberandola dal dover assumere farmaci antiretrovirali per tutta la vita. questa tecnica è stata per il momento sperimentata con pieno successo sui topi, nei quali il virus Hiv ‘dormiente’ all’interno delle cellule del sangue è stato bloccato e degradato ai suoi primi segnali di replicazione. Fra due anni dovrebbe partire la prima sperimentazione sull’uomo. Lo studio, pubblicato da Scientific Reports, è stato illustrato a Milano dal suo autore, Kamel Khalili della Temple University di Philadelphia, che ha lavorato in tandem con l’italiano Pasquale Ferrante, dell’Università di Milano, anch’egli docente alla Temple. “Le attuali terapie antiretrovirali – spiega Ferrante, che è anche direttore scientifico dell’Istituto Clinico Citta’ Studi, di Milano – pur essendo clinicamente molto efficaci, non sono in grado di eliminare l’infezione da Hiv, sia per la grande variabilità genomica del virus, sia per la sua persistenza in forma ‘dormiente’ all’interno delle cellule del sangue”.
La tecnica
Per stanare e distruggere le sequenze virali ‘dormienti’, i due ricercatori e i loro collaboratori hanno utilizzato la tecnologia CRISPR-Cas9, sorta di ‘forbice’ naturale capace di tagliare il DNA nei punti voluti e cancellare e sostituire (con una sorta di ‘taglia e cuci’) anche intere sequenze del codice genetico. Tecnica che utilizza un enzima presente in un batterio (CAS9) in grado di tagliare appunto il DNA una volta guidato sul posto da una molecola ‘RNA-guida’. La novita’ che adatta questa tecnica al lavoro sull’HIV consiste nell’aver messo CAS9 sotto controllo della proteina TAT, che e’ uno dei promoter della replicazione del virus HIV. “Ogni qual volta il virus dormiente tenta di risvegliarsi e replicarsi – spiega Ferrante – la proteina TAT viene espressa, CAS9 si attiva, entra in azione e taglia il DNA del virus, degradandolo, facendolo suicidare. In questo modo si evita la replicazione e la successiva infezione di un’altra cellula”. Il prossimo step della ricerca – afferma Khalili – sara’ quello di allargare i modelli animali, utilizzando topi transgenici (umanizzati) e in seguito anche primati. Entro due anni inoltre, sarà presentata all’FDA (l’agenzia regolatoria americana) la richiesta di un trial clinico, sull’uomo.