L’aggressività è questione di genenica. Uno studio pubblicato su Molecular Psychiatry sostiene proprio questo, ponendo l’attenzione su 40 geni specifici che potrebbero determinare un comportamento aggressivo. La ricerca potrebbe quindi contribuire alla messa a punto bersagli farmacologici in grado di attenuare il problema nei casi più estremi.
“Il comportamento aggressivo è un ‘regalo’ funzionale per l’intera evoluzione biologica, dal momento che ha alcuni vantaggi per la sopravvivenza della specie, come ad esempio favorire l’accesso alle risorse alimentari. Ma in alcuni casi può degenerare in comportamenti antisociali”, afferma Bru Cormand, capo del gruppo in Neurogenetica presso la Facoltà di Biologia dell’Università di Barcellona, che ha identificato una base genetica comune a uomini e topi per il comportamento violento.
In modelli murini, i topi da laboratorio, i ricercatori hanno studiato l’espressione genica in animali aggressivi e non aggressivi e identificato alcuni geni che, una volta resi ‘inattivi’, possono influenzare gli altri geni e formare un fenotipo aggressivo. Per esempio, RBFOX1 regola l’espressione di quindici dei quaranta geni identificati nello studio. Lo studio ha rivelato anche una base genetica condivisa tra l’aggressività nei bambini e negli adulti e il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e l’aggressività negli adulti e nella depressione maggiore.