Ipertesi già alle elementari, con la pressione troppo alta come tanti adulti, un pericolo sconosciuto e sottostimato. L’allerta arriva da uno studio che sarà presentato al prossimo convegno della Società Italiana di Pediatria (Sip), che si svolgerà a Roma dal 4 al 6 luglio. I pediatri vaglieranno l’aggiornamento delle raccomandazioni sulla prevenzione e il trattamento dell’ipertensione arteriosa in età pediatrica. Il sale non è l’unico nemico individuato, nuove evidenze puntano il faro sul ruolo di zuccheri e acido urico e attenzione anche alle bibite dolci.
L’ipertensione è una delle patologie più frequenti nella seconda infanzia e nell’adolescenza, ma il problema è sottostimato per la scarsa diffusione dell’abitudine di misurare la pressione a bambini e ragazzi. Un’indagine condotta dal Gruppo di Studio per l’Ipertensione Arteriosa della Società Italiana di Pediatria (SIP) su un campione di 8.300 bambini delle scuole elementari di Monza e di diversi centri della Brianza ha rilevato che il 4% della popolazione pediatrica presenta valori elevati di pressione arteriosa, con una prevalenza nei soggetti in sovrappeso. Il dato è confermato in altri screening condotti a livello internazionale. “Un bambino iperteso sarà molto probabilmente un adulto iperteso, quindi a rischio di malattie cardiovascolari, che oggi rappresentano la prima causa di morte e di spesa sanitaria nei Paesi occidentali”, spiega Giovanni Corsello, Presidente SIP.
“La prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento dell’ipertensione dovrebbero iniziare in età pediatrica, superando il preconcetto che l’età evolutiva sia esente da questa patologia. Misurazioni sistematiche della pressione durante la visita pediatrica, ma anche nelle scuole, possono evidenziare un numero non trascurabile di bambini ipertesi”, concludeCorsello. “La principale novità che arriva con le nuove raccomandazioni riguarda la relazione tra zuccheri semplici, acido urico e valori pressori”, spiega Marco Giussani, segretario del Gruppo di Studio di Ipertensione della Società Italiana di Pediatria. “Gli zuccheri, e specificamente il fruttosio particolarmente contenuto nelle bevande zuccherate, aumentano la concentrazione di acido urico nel sangue, fattore che nei bambini è associato a un maggior rischio di ipertensione”, aggiunge. La relazione tra alti valori di acido urico e pressione arteriosa è stata, infatti, dimostrata anche in uno studio recentemente pubblicato da un gruppo di ricercatori italiani sulla rivista Pediatrics.
Oltre alla limitazione degli zuccheri, i cardini delle raccomandazioni SIP per la prevenzione e il trattamento dell’ipertensione arteriosa nell’infanzia rimangono quelli di agire sull’eccesso di peso; più attività fisica e meno sale. La prevenzione andrebbe rivolta a tutti, ma alcuni bambini sono a maggior rischio: quelli con eccesso di peso, i nati piccoli per l’età gestazionale, chi ha una familiarità per l’ipertensione e i bambini con elevati valori di pressione. I farmaci non sono quasi mai necessari. Rimane cruciale l’aspetto della “transizione”, cioè il passaggio dell’adolescente iperteso dal pediatra al medico dell’adulto. In questo campo c’è molto lavoro da fare, sia sul versante pediatrico che su quello dei medici dell’adulto.