(Reuters Health) – Nonostante gli effetti collaterali sulla sfera sessuale siano molto comuni tra le persone che sopravvivono a un tumore, radiologi ed oncologi non affrontano il problema con i loro pazienti. È quanto emerge da un’indagine presentata all’American Society for Radiation Oncology (ASTRO) Annual Meeting, che si è svolto in modo virtuale alla fine di ottobre.
Il sondaggio è stato coordinato da James Taylor, della Thomas Jefferson University di Philadelphia, negli USA, secondo il quale “quasi nove pazienti su dieci hanno riferito cambiamenti, dopo un trattamento contro il cancro, che hanno influenzato negativamente la loro salute sessuale”. “Non si tratta solo di pazienti in terapia con radiazioni, ma anche di quelli che ricevono chemioterapia, terapia ormonale, chirurgica e altre modalità di trattamento”, ha sottolineato l’esperto, evidenziando che la maggior parte dei sopravvissuti al cancro ha riferito che il loro medico non ha chiesto informazioni sulla salute sessuale.
Il team americano ha condotto un sondaggio anonimo su 405 adulti, principalmente donne. I tipi di cancro più comuni erano il tumore del seno, della prostata e ginecologico. Tra i trattamenti, invece, si faceva riferimento a chemioterapia, radioterapia, terapia ormonale e altro.
Dalle interviste è emerso che l’87% dei pazienti ha riferito cambiamenti dopo il trattamento che hanno avuto un impatto negativo sulla salute sessuale e sulla qualità di vita. Gli effetti collaterali più comuni erano perdita del desiderio/interesse per il sesso, nell’80% dei casi, problemi di eccitazione nel 75%, dolore durante il rapporto per un altro 70%, e difficoltà nel raggiungere l’orgasmo nel 57%.
Inoltre, meno della metà degli intervistati, il 44%, ha affermato di essere stato informato che la salute sessuale può risentire dei trattamenti oncologici. E gli uomini avevano una probabilità significativamente maggiore rispetto alle donne di ricevere domande sulla salute sessuale da un medico, il 53% contro il 22%, o di prendere visione di un questionario sulla salute sessuale (32% contro il 5%).
Fonte: ASTRO 2020 Annual Meeting
Megan Brooks
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)