(Reuters Health) – La tomosintesi mammaria digitale (Dbt) funziona meglio della mammografia digitale bidimensionale (Dm) come screening in donne di età pari o superiore a 65 anni, secondo quanto emerge da uno studio Usa recentemente pubblicato da Radiology.
“La tomosintesi porta alla scoperta di tumori più invasivi – piuttosto che in situ – e di un minor numero di tumori node-positive rispetto alla convenzionale mammografia digitale in 2D. Ciò suggerisce che con la tomosintesi possiamo scoprire tumori clinicamente importanti a uno stadio precedente – dice Manisha Bahl, del Massachusetts General Hospital di Boston, principale autore dell’articolo – L’obiettivo della mammografia di screening è rilevare precocemente i tumori al seno, quando il trattamento è più efficace e quando ci sono più opzioni per trattamenti meno aggressivi”.
L’incidenza del cancro al seno e la mortalità aumentano con l’avanzare dell’età, ma ci sono dati limitati sui benefici e sui rischi della mammografia di screening nelle donne anziane e sulle prestazioni relative alla mammografiadigitale bidimensionale e alla tomosintesi mammaria digitale in queste donne.
Lo studio
Bahl e colleghi hanno confrontato le metriche delle prestazioni tra le due modalità tra le donne di età pari o superiore ai 65 anni, tra cui 15.019 (età media 72,7 anni) sottoposte a oltre 30.000 esamidi mammografia digitale bidimensionale e 20.646 (età media 72,1 anni) sottoposte a oltre 41.000 esami a tomosintesi mammaria digitale.
Nei gruppi combinati, il tasso complessivo di rilevamento del cancro è stato di 7,6 per 1.000 esami e il tasso di interpretazione anormale (Air) del 5,7%.
Il valore predittivo positivo 1 (Ppv1, la percentuale di esami positivi con conseguente diagnosi tissutale del cancro entro un anno) è stato del 13,3%; Il Ppv2 (la percentuale di esami raccomandati per la diagnosi dei tessuti o la consultazione chirurgica che ha portato a una diagnosi tissutale del cancro entro un anno) è stata del 57,8%; mentre Ppv3 (la percentuale di tutte le biopsie note eseguite a seguito di esami positivi che hanno portato a una diagnosi tissutale del cancro entro un anno) del 60,8%.
Il tasso di interpretazione anormale è stato più basso tra le donne di 80 anni e più, la sensibilità più bassa nei 70-74 anni e negli 80-84 anni, e la specificità più alta tra le donne di 80 anni e oltre, rispetto alle donne di 65-69 anni.
I tassi di rilevamento del cancro sono stati simili tra la mammografia digitale bidimensionale (6,9 per 1.000 esami) e i gruppi di tomosintesi mammaria digitlae (8,2 per 1.000 esami). Ma il gruppo Dbt ha avuto un Air significativamente più basso (5,7% vs 5,8%, p <0,001), più alto Ppv1 (14,5% vs 11,9%, p = 0,03), maggiore specificità (95,1% vs 94,8%, p < 0,001), minore tasso di falsi positivi (4,8% vs 5,1%, P <0,001) e maggiore tasso reale negativo 94,3% vs 94,1%, p <0,001).
Ppv2, Ppv3, sensibilità e tassi di falsi negativi non differivano significativamente tra i due gruppi di osservazione.
Il gruppo della tomisintesi mammari digitale ha avuto una proporzione più elevata di tumori invasivi rispetto al carcinoma in situ (81,1% vs 74,4% nel gruppo Dm), nonché un numero inferiore di tumori node-positive (10,2% rispetto al 16,6%, rispettivamente), sebbene queste differenze avessero bassa rilevanza statistica.
I commenti
“Il nostro studio fornisce dati sul rapporto rischio-beneficio della mammografia di screening nella popolazione anziana, e speriamo che queste informazioni siano utilizzate da pazienti, medici e responsabili delle politiche per predisporre le linee guida del futuro – conclude Bahl – Poiché i benefici della mammografia di screening continuano con l’avanzare dell’età, e il rischio potenziale di esami falsi positivi è più basso con la tomosintesi, il nostro studio supporta le linee guida raccomandando che le decisioni di screening siano basate sulle preferenze individuali piuttosto che sulla sola età”, .
Fonte: Radiology 2019
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)