Nuovi e importanti scenari si aprono per la comprensione dei disturbi cognitivi grazie ad un gruppo di ricercatori italiani che ha identificato il primo gene che controlla la forma dell’ippocampo, struttura del nostro cervello responsabile della memoria. I Ricercatori, coordinati da Elvira De Leonibus, presso l’Istituto Telethon di Pozzuoli e responsabile del Laboratorio di Neuropsicofarmacologia dell’Istituto di Genetica e Biofisica (IGB) del Cnr, con il sostegno della Fondazione Telethon hanno osservato in modelli animali, e scoperto che l’assenza di questo gene, chiamato COUP-TFI, produce un difetto nel volume e nella forma dell’ippocampo determinando in questo modo difficoltà nella capacità di formare delle memorie stabili e durature.
La ricerca
I ricercatori hanno osservato in modelli animali che quando manca COUP-TFI, la “testa” dell’ippocampo è molto piccola mentre il corpo e la coda hanno dimensioni normali. Questa alterazione provoca un’incapacità di memorizzare elementi nello spazio circostante, cioè una sorta di anomalia nel sistema “GPS” del cervello, mentre non vi sono alterazioni nelle manifestazioni emozionali. Infatti, la testa dell’ippocampo è necessaria per formare i ricordi “astratti” del quotidiano (cosa abbiamo mangiato, dove abbiamo festeggiato il compleanno, la mappa della città, ecc..) mentre la coda è importante per la formazione delle memorie emozionali e per la regolazione degli stati emotivi, come l’ansia.
Le implicazione dello studio
Fino ad oggi si sapeva che eventi quali, ad esempio, gli ictus possono causare disturbi cognitivi distruggendo porzioni specifiche dell’ippocampo, ma non era mai stata identificata alcuna causa genetica che potesse influire sulla crescita volumetrica dell’ippocampo e quindi sulla formazione dei ricordi. Secondo la ricercatrice De Leonibus, “questo studio ha delle implicazioni cliniche molteplici, prima fra tutte la possibilità di comprendere difetti cognitivi che si osservano nei pazienti che presentano un’alterazione delle dimensioni dell’ippocampo. In generale, questa scoperta potrebbe avere interessanti ricadute per la comprensione di tutte quelle patologie in cui si osserva una riduzione del volume dell’ippocampo quali le malattie eurodegenerative dell’invecchiamento, come l’Alzheimer, che provocano gli stessi difetti di memoria osservati nei topi mancanti del gene COUP-TFI”. Obiettivi futuri della ricerca sono da un lato individuare e sperimentare molecole in grado di modulare l’espressione del gene COUP-TFI e dall’altro individuare nuovi geni, ancora sconosciuti che, invece, alterano altre parti dell’ippocampo, come la coda.