Secondo un nuovo studio, la peste dovrebbe risalire all’Età del Bronzo e il batterio Yersinia pestis, causa della temibile malattia, ha infettato persone in Europa ed Asia almeno 3.300 anni prima di quanto la storia registri, molto prima di causare la prima pandemia, quella della Peste di Giustiniano del 541 a. C.
A rivelarlo è stata una ricerca condotta da Eske Willerslev dell’Università di Copenhagen, pubblicata sulla rivista Cell. Gli scienziati hanno analizzato il Dna estratto dai denti di 101 scheletri di individui risalenti all’Età del Bronzo, che hanno vissuto in tutto il continente eurasiatico, dalla Siberia alla Polonia. Il batterio Yersinia pestis è stato individuato nel Dna prelevato da sette di questi, il più antico dei quali è morto 5.783 anni fa: un dato che farebbe risalire la peste a migliaia di anni prima rispetto a quanto stimato. L’analisi di tali campioni ha mostrato che il batterio mancava di alcuni dei tratti ‘killer’ che l’hanno portato a causare la morte su scala globale.
Nelle sue prime manifestazioni, infatti, secondo gli studiosi la peste si trasmetteva solo da uomo a uomo pur essendo causa di gravi malattie, causando infezioni generalizzate, cioè setticemie, o infezioni ai polmoni. Le mutazioni successive avvenute a cavallo del primo millennio avanti Cristo hanno dato origine alla forma bubbonica, diffusa da pulci e topi. La peste bubbonica ha continuato a decimare le popolazioni, portando ad epidemie come quella che ha avuto inizio nel 1334 in Cina e ha letteralmente ridotto alla metà la popolazione europea.