Ci scordiamo quasi subito ciò che non ci interessa e teniamo a mente ciò che ci stimola maggiormente; può sembrare un’ovvietà, ma perché succede questo? Tutto parte da un segnale chimico che si diffonde nel cervello al momento del picco di interesse e di concentrazione e ciò aiuta a potenziare la memoria. A rivelarlo è uno studio pubblicato su Cell Reports, condotto da un gruppo di ricercatori delle Università di Bristol (Regno Unito) e Maynooth (Irlanda), che ha scoperto come l’acetilcolina viene rilasciata nel cervello in risposta a situazioni che richiedono particolare attenzione.
Il team di ricercatori medici ha studiato come l’acetilcolina, un importate neurotrasmettitore del sistema nervoso, fluttua nel cervello nel corso della giornata. Gli studiosi hanno così scoperto, attraverso l’utilizzo di biosensori impiantati su topi, che il suo rilascio nella corteccia prefrontale e nell’ippocampo è al massimo quando il cervello è alle prese con attività mentali più impegnative.
Si è visto infatti che le fluttuazioni nel cervello, che indicano un aumento delle capacità mentali, presentano picchi di rilascio in momenti particolarmente stimolanti, come quando c’è la possibilità di ottenere un premio a fronte di determinate attività. Le nuove scoperte confermano che il meccanismo con cui i farmaci oggi usati nel trattamento dell’Alzheimer e progettati per aumentare questo segnale chimico, contrastino i sintomi della demenza. Ma potrebbero anche portare a nuovi modi per migliorare la memoria nelle persone sane.
“Questi risultati – spiega Jack Mellor, capo ricercatore del Centro Plasticità Sinaptica dell’Università di Bristol – ci mostrano come il cervello ottimizza le prestazioni cognitive. Molte terapie farmacologiche attuali e future per una vasta gamma di disturbi, compreso l’Alzheimer e la schizofrenia, sono progettate per prendere di mira segnali chimici come l’acetilcolina. Perciò capire quando sono attivi e come funzionano è cruciale per lo sviluppo e l’uso clinico di questi farmaci”.