Health Serie. Presa in carico dei pazienti fragili. La parole d’ordine è Distretto e formazione dei professionisti

“La sfida della presa in carico: Pdta 2.0, Usca, telemedicina, telecontrollo, FSE e ricetta dematerializzata” al centro della terza e ultima puntata di questa edizione di Health Serie dedicata al post covid. Il confronto ha visto protagonisti Manfellotto (Fadoi), Creazzola (Sifo), Frittelli (Federsanità Anci), Mangiacavalli (Fnopi), Vianello (Card), Belardinelli (Toscana) e Crisarà (Fimmg). La sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, intervenuta con un messaggio: “Il cuore del discorso è il miglioramento delle prestazioni al cittadino attraverso l’uso innovativo dei dati sanitari e dell’intelligenza artificiale”.

L’assistenza territoriale ha bisogno di una cabina di regia e questo ruolo non può che essere affidato ai distretti. E’ un punto decisivo per assicurare il futuro della presa in carico dei pazienti fragili ed è stato uno degli aspetti più condivisi nel corso della terza puntata di Health Serie, il format ideato da Quotidiano Sanità Popular Science, con il sostegno non condizionato di Alfasigma, per aprire nuovi confronti sui temi della sanità (vedi video a fondo pagina).

La puntata, andata in onda il 26 giugno e dedicata al tema La sfida della presa in carico: Pdta 2.0, Usca, telemedicina, telecontrollo, fascicolo sanitario elettronico e ricetta dematerializzata”, ha visto protagonisti il vice segretario regionale della Fimmg, Domenico Crisarà; il presidente Fadoi, Dario Manfellotto; la presidente Sifo, Simona Creazzola; la presidente di Federsanità Anci, Tiziata Frittelli, a presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli; il responsabile Sanità Digitale e Innovazione della Regione Toscana, Andrea Belardinelli; e il presidente Card Veneto, Stefano Vianello.

Se il distretto è stato identificato come il punto nevralgico di questa nuova organizzazione, imprescindibile è apparsa anche l’integrazione tra i diversi professionisti operanti sul territorio. Da realizzarsi attraverso una formazione specifica che deve riguardare non solo i percorsi clinici e assistenziali, ma deve insegnare ai professionisti anche a dialogare, a coordinarsi, a fare squadra.

Al dibattito ha portato il suo contributo anche la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, che in un messaggio di saluti ha evidenziato come il cuore del discorso sia “il miglioramento delle prestazioni al cittadino attraverso l’uso innovativo dei dati sanitari e dell’intelligenza artificiale”. Per Zampa il Fascicolo sanitario elettronico riveste un ruolo strategico, ma “sul FSE dobbiamo aprire una riflessione: come mai ad oggi sono stati attivati solo circa 14 milioni di Fascicoli? Dobbiamo fare una rifelssione sul FSE al fine di rafforzarlo, di farlo diventare un punto di riferimento nel rapporto tra i cittadini e sanità”.

La sottosegretaria si è poi soffermata sul modello predittivo inteso anche come strumento innovativo a supporto della programmazione sanitaria. “Nel decreto Rilancio è stata approvata una norma fondamentale per l’utilizzo di questo strumento così importante, per lo sviluppo di modelli previsionali, nel rispetto delle norme in materia di privacy. Entro il mese di novembre 2020 avremo un prototipo di questo modello”.

Ma la sanità non è solo tecnologia. E’ fatta soprattutto di medici, infermieri, fisioterapisti e, tra gli altri, sicuramente i farmacisti. Perché, come ha evidenziato da Simona Creazzola, “siamo professionisti con competenze esclusive e peculiari sul farmaco e sui dispositivi medici. E abbiamo anche attitudine e consuetudine al lavoro interdisciplinare, oltre che capacità di relazione con il paziente”. Per la presidente Sifo, durante l’emergenza covid i farmacisti lo hanno ben dimostrato e ora sono pronti a dare un contributo ad ogni livello: “Quello domiciliare e quello delle strutture residenziali e semiresidenziali, così come nelle strutture di cure primarie”.

Tali competenze però, per la presidente Sifo, non possono trovare spazio se non è il sistema a chiamarle in causa. Per questo Creazzola ha richiamato le istituzioni a investire sui professionisti e sulla sanità territoriale, anche snellendo la burocrazia.

Un tema richiamato anche dal presidente Fadoi, Dario Manfellotto, che ha evidenziato come la burocrazia abbia, di fatto, “ingessato” la sanità italiana. “Tutto questo – ha detto – ha storicamente rallentato, ostacolato e creato diffidenza nei confronti del territorio, che invece è uno snodo importantissimo dell’assistenza sanitaria”.

Per Manfellotto questa catena va almeno in parte spezzata. “Parliamo di televisita, ma non si dice chiaramente che la televisiva comporta problemi di privacy, difficoltà di fruizione da parte dei pazienti, costi e disponibilità di mezzi tecnologici. Personalmente mi sembra difficile pensare che nel nostro Paese, dall’oggi al domani, tutte queste criticità possano essere superate”.

Per il presidente Card Veneto, Stefano Vianello, “più che di un problema di burocrazia, bisognerebbe parlare di un problema di organizzazione”. Ed è qui che entra in gioco il distretto. Perché se è vero che ci sono problemi di costi e infrastrutture, è anche vero, secondo il presidente Card Veneto, che uno dei punti deboli dell’assistenza ai pazienti fragili è “il coordinamento dei vari attori della presa in carico. Le competenze sono chiare, è il coordinamento che manca”. E questo è un aspetto sul quale è possibile lavorare. “Serve il gioco di squadra e una rete di servizi che vanno potenziati o integrati. Nessuno può lavorare da solo, altrimenti si creano dei gap che non aiutano il paziente né il sistema sanitario”.

Serve, insomma, un Distretto forte. Ma anche, per la presidente di Federsanità Anci, Tiziana Frittelli, “un dipartimento di prevenzione che va rafforzato”. E poi l’individuazione chiara dei processi, perché “la telemedicina, il telemonitoraggio e il teleconsulto serviranno a poco se non troveranno un sistema in cui inserirsi”, ha detto la presidente Federsanità Anci. Che ha quindi portato l’esempio del teleconsulto: “Che finalità avrà senza la fondazione e l’organizzazione chiara ed efficiente di una rete hub and spoke? I linguaggi e le procedure devono allinearsi perché – ha detto la presidente di Federsanità Anci – la telemedicina sta alla cura come il computer sta alla capacità organizzativa”.

Anche per Frittelli allineare percorsi e linguaggi significa lavorare pure sui rapporti tra professionisti e sistema: “All’inizio dell’emergenza covid c’è stata una grande alleanza tra cittadini e mondo sanitario, che poi si è interrotta. Bisogna ritrovare questa alleanza, in ogni ambito”.

Sulla stessa onda Barbara Mangiacavalli, secondo la quale “non possiamo pensare di innovare il sistemi socio sanitario continuando a ragionare per silos verticali. Serve una cabina di regia sul percorso paziente e sui processi clinici assistenziali, anche superando i Pdta per andare verso percorsi integrati di cura, assistenza e riabilitazione”. Anche per la presidente Fnopi questo ruolo di regia non può che appartenere al Distretto.

Per Mangiacavalli occorre poi lavorare sull’educazione alla salute, ma “non solo in termini di stili di vita, ma nella capacità di intercettare i bisogni sul territorio”. Per Mangiacavalli “abbiamo bisogno di togliere dall’ospedale tutto quello che si può togliere, ricollocando quelle risposte, e dunque quei servizi, in setting assistenziali diversi sul territorio”.  Tutto questo, ovviamente, significa multidisciplinarietà e integrazione tra professionisti: “Ma è difficile che dei professioni che non si sono mai incontrati durante i momenti formativi riescano ad incontrarsi sul campo. Serve una formazione anche al lavoro in squadra”, ha detto la presidente Fnopi.

Ad esprimere il punto di vista dei medici di famiglia è stato il vice segretario Fimmg Domenico Crisarà, che ha anzitutto difeso la Convenzione ma “non perché si tratti di una questione di contratto: è una questione di sapere in che direzione si vuole andare”. E il nostro, per Crisarà, “è un paese che non ha ancora deciso se vuole dare responsabilità ai professionisti o continuare a costruire contenitori di governo che non hanno efficacia né efficienza”. Per questo, secondo il vice segretario della Fimmg “avere una medicina generale indipendente dalle logiche politiche non è considerato comodo”.

Nel corso della trasmissione Crisarà si è quindi espresso molto duramente nei confronti delle Usca, definendole “una sovrastruttura inutile e un inutile spreco”. Al loro posto, secondo il vice segretario Fimmg, nell’emergenza covid si sarebbe potuto puntare sui medici di continuità assistenziale. “Invece sono state create le Usca, viste come l’occasione per portare via alla medicina generale la parte più nobile, che è quella delle cure domiciliari. Questo tipo di politica non ha alcun senso. Le risorse ci sono, ma vanno armonizzate senza pensare di farne una lotta di supremazia”.

Crisarà si è quindi dichiarato a favore di una integrazione delle professionalità. “Ma un gruppo che lavora insieme – ha precisato – deve avere stesse regole, stessi obiettivi e stesse opportunità economiche. Dobbiamo metterci a un tavolo e ripensare l’organizzazione, ognuno con le proprie differenza ma dentro un sistema contrattuale omogeneo in termini di azioni, di risultati e in termini economici. Dobbiamo abbattere i silos”.

Andrea Belardinelli ha quindi presentato alcuni numeri della digitalizzazione in Toscana durante l’emergenza covid. “Abbiamo raggiunto i 2,8 milioni FSE attivi su 3,6 milioni grazie alla semplificazione delle procedure. Solo nell’ultimo mese abbiamo effettuato 4.500 televisite. Oltre 2,6 milioni le ricette elettroniche prescritte tramite sms”.

Ora, ha annunciato Belardinelli, “lavoriamo su Rsa per un proporre un sistema di raccolta di dati centralizzato a cui possano accedere i medici di famiglia, che hanno pazienti in strutture diverse e non ha alcun senso costringerlo ad utilizzare cinque sistemi diversi”.

Di Lucia Conti

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