Assistenza a macchia di leopardo e poche eccellenze su tutto il territorio. Così si riassume la gestione di patologie come Alzheimer e demenze in Italia, che si posiziona all’ultimo posto nei Paesi G7.
Che l’Italia sia carente su vari fronti, tra cui il supporto a malati e famiglie, e la prevenzione e riduzione del rischio di malattia, emerge da un nuovo indice di valutazione chiamato ”Dementia Innovation Readiness Index“, una scala di misura completa e del tutto inedita del grado di innovazione su trattamento, prevenzione e assistenza della demenza nei Paesi G7, presentata dalla Global Coalition on Aging (GCOA) e Alzheimer’s Disease International (ADI) in occasione della 32/ima Conferenza Internazionale di ADI che si chiude domani a Kyoto (Giappone).
L’ADI è la federazione mondiale di tutte le associazioni che si occupano dei malati di demenza e delle loro famiglie nel mondo. ”Purtroppo – spiega Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia – l’Italia risulta ultima con un punteggio di 5,54 rispetto a Gran Bretagna (prima con 7,51), e a seguire Canada (7,35), Germania (7,29), Giappone (6,94), Stati Uniti (6,54), Francia (6,5). L’indice prende in esame aspetti importanti della cura al paziente con demenza, cura intesa nel suo significato più olistico, come assistenza, supporto, inclusione nella comunità, oltre che naturalmente per gli aspetti più prettamente medici.