I farmaci biologici rappresentano la metà del mercato farmacologico in oncologia. Tuttavia, il loro principale svantaggio è il costo elevato1. I biosimilari che, rispetto ai biologici di riferimento sono più economici, hanno sì il potenziale di ridurre significativamente i costi sanitari2 aumentandone la sostenibilità, ma possono entrare sul mercato solo alla scadenza dei brevetti dei farmaci originator3.
I biosimilari sono molto simili ma non identici ai farmaci originator, per questa ragione sono stati stabiliti dei requisiti normativi ben precisi ed un processo centralizzato e rigoroso di approvazione da parte degli enti regolatori EMA e FDA. Ciò garantisce che non vi siano differenze clinicamente significative rispetto ai prodotti di riferimento, per quanto riguarda la struttura la funzione, la farmacocinetica , la sicurezza e l’efficacia.
Prima dell’approvazione di un biosimilare è richiesto dagli enti regolatori un processo di comparabilità con il farmaco originator che prevede studi approfonditi sugli aspetti molecolari, di attività biologica, studi preclinici, studi farmacologici e di equivalenza su una popolazione di pazienti 7,8. Ad oggi, ci sono solo pochi biosimilari approvati per il trattamento del cancro: alla fine del 2019 l’EMA ne aveva approvati una ventina.
L’approvazione del biosimilare SB8
Bevacizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato ricombinante, che si lega e inibisce il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF), bloccando così l’angiogenesi di nuovi tumori e la crescita tumorale9. Il farmaco ha mostrato benefici clinici in molti tipi di cancro ed è approvato come trattamento di prima linea per i pazienti con carcinoma polmonare metastatico non a piccole cellule (NSCLC) non squamoso quando somministrato in combinazione con paclitaxel e carboplatino (negli Stati Uniti)10 o con chemioterapia a base di platino (in Unione Europea)11.
Nell’agosto del 2020 l’Unione Europea ha approvato l’uso di SB8, un biosimilare di bevacizumab, per gli stessi tipi di tumore per cui è indicato bevacizumab12.
Pochi mesi prima, un gruppo internazionale di ricercatori aveva dimostrato, in uno studio pubblicato dalla rivista Lung Cancer, che il biosimilare SB8 e il farmaco bevacizumab sono simili in termini di efficacia, sicurezza, farmacocinetica e immunogenicità in pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule non squamoso metastatico o ricorrente13.
Gli studi su efficacia, sicurezza, farmacocinetica e immunogenicità
Lo studio multicentrico di fase III, randomizzato e in doppio cieco, condotto in 100 centri distribuiti in 13 Paesi, ha coinvolto 763 pazienti adulti. Di questi, 379 hanno ricevuto per via endovenosa bevacizumab SB8 e 384 bevacizumab di riferimento, entrambi a una dose di 15 mg per kg di peso corporeo, ogni tre settimane fino alla progressione della malattia, tossicità inaccettabile, morte o fine dello studio e in concomitanza a paclitaxel/carboplatino per 4-6 cicli. Le caratteristiche demografiche e le condizioni cliniche dei pazienti erano bilanciate tra i due gruppi: in entrambi l’età media era di 60 anni e il 66% circa era composto da uomini, il 28% circa aveva un Performance Status di 0 e il 72% circa di 1 (Scala ECOG – Eastern Cooperative Oncology Group).
L’end point primario dello studio era il tasso di risposta globale a 24 settimane che, secondo gli autori, è il parametro che meglio permette di paragonare il bevacizumab di riferimento e un suo biosimilare poiché consente confronti precisi degli effetti terapeutici rilevanti.
Il miglior tasso di risposta globale è stato del 47,6% per SB8 e del 42,8% per bevacizumab. Entrambi i valori rientrano nell’intervallo (31,5-60,7%) riportato negli studi clinici che hanno stabilito l’efficacia e la sicurezza di bevacizumab in combinazione con paclitaxel e carboplatino in pazienti con NSCLC recidivante o metastatico 14,15,16.
La sopravvivenza libera da progressione di malattia è stata di 8,5 mesi per i SB8 e di 7,9 mesi per bevacizumab di riferimento; la sopravvivenza globale di 14,9 mesi contro 15,8 mesi; la durata della risposta di 7,7 mesi contro 7 mesi. La gravità e l’incidenza di eventi avversi dovuti al trattamento, la farmacocinetica e l’immunogenicità erano paragonabili.
Tutte queste prove dimostrano la biosimilarità di SB8 rispetto al suo prodotto di riferimento.
In una seconda pubblicazione apparsa qualche mese dopo sulla rivista Cancer Chemotherapy and Pharmacology, i ricercatori hanno dimostrato la bioequivalenza farmacocinetica e profili simili di sicurezza e di immunogenicità dei due prodotti nei volontari sani.
Ad agosto, uno studio pubblicato dalla rivista Advances in Therapy18 ha dimostrato che SB8 è stabile in diverse condizioni asettiche. I flaconcini di SB8 non aperti e l’SB8 in uso (flaconcini aperti e prodotto diluito) a temperatura ambiente o refrigerati non hanno mostrato variazioni della qualità rilevanti nella stabilità fisico-chimica e nelle caratteristiche funzionali e potenziali proprietà correlate alla sicurezza.
Il biosimilare bevacizumab SB8 presenta quindi un profilo di efficacia, tollerabilità, sicurezza, caratteristiche fisicochimiche e proprietà funzionali simili al prodotto di riferimento ed è stato approvato in Europa per tutte le indicazioni oncologiche del farmaco originator sulla base del processo di comparabilità previsto dalle linee guida EMA, che ha incluso analisi fisico-chimiche, biologiche e funzionali, nonché dati clinici in pazienti con NSCLC non squamoso metastatico o ricorrente.
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IT-NON-110048-W-07-2023 Data di Deposito in AIFA 14/07/2021
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