II tasso di problemi di salute mentale (come ansia e depressione) è sicuramente aumentato nel corso dell’ultimo anno, dall’inizio della pandemia. Per questa ragione i ricercatori monitorano con maggiore attenzione i tassi di suicidio, nel timore che anche questi aumentino.
A dicembre riportavamo i dati di uno studio australiano, pubblicato da The Lancet Psychiatry, che mostravano un tasso di suicidio per il 2020 comparabile a quello dell’anno precedente. Questo mese, un lavoro, sempre pubblicato da The Lancet Psychiatry, ha confermato i risultati australiani in altri 21 Paesi: i tassi di suicidio sono rimasti costanti o sono diminuiti dall’emergenza Covid.
I ricercatori hanno attinto ai dati provenienti da fonti governative ufficiali aggiornati mensilmente dal 1 ° gennaio 2019 al 31 luglio 2020. Le ricerche si sono limitate a paesi a reddito alto o medio-alto e principalmente con più di 3 milioni di abitanti. In alcuni casi però, in base ai dati disponibili, sono stati aggiunti paesi più piccoli o città.
In circa la metà delle regioni considerate i tassi di suicidio non sono cambiati tra il 2019 e il 2020, in 12. invece il numero di suicidi è addirittura diminuito. Sono Nuovo Galles del Sud, Alberta, Columbia Britannica, Cile, Lipsia, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud, California, Illinois, Texas ed Ecuador.
Gli scienziati attribuiscono il fatto che il tasso di suicidi non sia aumentato, nonostante la crisi e l’aumento dei livelli di stress mentale, alla rapida implementazione delle attività sociali e sanitarie. Tuttavia, come sottolinea Thomas Niederkrotenthaler, dell’Unversità di Vienna, uno dei circa 70 autori del lavoro, ora ci sono segni di “stanchezza” nella società e questi devono essere attentamente monitorati “per garantire che l’alto livello di stress emotivo non si traduca in suicidi, né ora né quando la pandemia si placherà”.
È quindi necessario stabilire immediatamente programmi di sostegno a lungo termine, ad esempio nel mercato del lavoro, nonché misure di promozione della salute mentale.
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