Non si muore di solo Covid ai tempi della pandemia. Lo stop alle cure ospedaliere, alle visite non urgenti e agli screening ha causato in Italia, dall’inizio della fase emergenziale, un surplus di decessi rispetto ai numeri che ci si sarebbe aspettati in tempi pre-Covid.
Uno studio scientifico e’ partito dai dati Istat sulle morti annuali e sulle medie degli ultimi cinque anni, e fa emergere come stia cambiando il peso del coronavirus sui decessi in piu’ : nel 2020 sono stati oltre 4 su 10, nel 2021 sono meno di 2 su 10. Il resto (6 persone su 10 nel 2020 e 8 su 10 nel 2021), non sono imputabili al virus della pandemia.
La sanita’ non Covid ha pigiato il freno nel 2020: secondo il rapporto Salutequita’ ci sono stati 1,3 milioni di ricoveri in meno rispetto al 2019 (-17%), di cui circa 620.000 sono quelli chirurgici saltati. A essere cancellati, oltre ai ricoveri programmati (747.011), ci sono anche quelli urgenti (554.123). I ricoveri di chirurgia oncologica hanno avuto una contrazione del 13%, quelli di radioterapia del 15% e di chemioterapia del 30%. Il taglio profondo e’ stato anche sulle prestazioni diagnostiche: in confronto ai 12 mesi precedenti, nel 2020 ci sono state 90 milioni di prestazioni di laboratorio in meno, -8 milioni di prestazioni di riabilitazione, -20 milioni di prestazioni di diagnostica. Sulle morti nel 2021 la situazione sembra molto diversa rispetto al 2020, anno in cui ci sono stati 750.000 decessi: un numero superiore di 108.000 rispetto alla media tra il 2015 e il 2019.
Questo, infatti, e’ stato valutato come l’eccesso di mortalita’ , imputabile secondo il lavoro solo per il 43% alle infezioni da coronavirus. Per il 2021 Anna Odone, professoressa di igiene dell’Universita’ di Pavia che ha coordinato il lavoro di ricerca, fa vedere tutto un altro scenario. “Da gennaio ad aprile abbiamo avuto 192.000 decessi, quasi 9.000 in piu’ rispetto all’atteso”, ha detto. “In questo caso il contributo dei decessi Covid sulla mortalita’ e’ stato del 16%, con range regionali che vanno dal 19/20% del Nord al 14/16% del Mezzogiorno”, ha sottolineato.
“Nell’aumento di mortalita’ troviamo sia i morti Covid sia quelli non Covid causati anche dalle cure mancate. I decessi dei casi Covid continueranno a calare per diversi motivi – ha proseguito Odone – Purtroppo le persone piu’ ad alto rischio sono morte nel 2020. Quelle sopravvissute hanno invece avuto il vaccino, che protegge contro la malattia grave e la morte”. Nel dossier di Salutequita’ a spiccare e’ anche un altro dato: il 67% dei soldi messi a disposizione nel 2020 per il recupero delle liste d’attesa non e’ stato speso, con percentuali che dimostrano come l’Italia sia spaccata in due: il 96% al Sud, il 54% al Nord e il 45% al Centro.
Ecco perche’ il presidente dell’associazione, Tonino Aceti, ha chiesto “un piano operativo nazionale di recupero con un soggetto nazionale come Agenas che supporti le Regioni, le coordini e, qualora ci siano incapacita’ regionali, mettano in campo interventi sostitutivi”. “Sono state messe in campo strategie per la risposta al Covid – ha aggiunto – ma si e’ arrancato molto per il recupero delle patologie non Covid”.