(Reuters) – Quasi 1,3 miliardi di persone a livello globale soffrono di ipertensione, un killer silenzioso spesso dovuto a obesità e che aumenta il rischio di malattie cardiache, ictus e malattie renali. A sottolinearlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità che, insieme a ricercatori dell’Imperial College di Londra, ha pubblicato uno studio su The Lancet.
Secondo l’OMS, l’ipertensione può essere facilmente diagnosticata misurando la pressione sanguigna e trattandola con farmaci a basso costo, ma metà della popolazione colpita non sa che questa patologia può mettere a rischio la vita.
Inoltre, mentre i tassi di ipertensione sono cambiati poco negli ultimi 30 anni e le nazioni più ricche hanno messo la maggior parte dei loro pazienti sotto controllo, il numero di casi è andato aumentando nei paesi a basso reddito.
Così, l’ipertensione è diventata “una malattia della povertà”, come sottolinea Majid Ezzati, dell’Imperial College di Londra, con molti pazienti di Africa sub-sahariana, Asia del Sud e isole del Pacifico che non stanno ancora ricevendo i trattamenti di cui hanno bisogno.
Nel 2019, circa 17,9 milioni di persone sono morte a causa di malattie cardiovascolari, un decesso su tre a livello globale, con l’ipertensione che è proprio il principale fattore responsabile.
“Sappiamo che i trattamenti sono economici, ma c’è bisogno di includere le persone in un’assicurazione sanitaria universale, così che i costi delle terapie non gravino sulle loro spalle”, spiega Bente Mikkelsen, direttore del Dipartimento di Malattie non Trasmissibili dell’OMS, che ricorda come, al di là dei fattori di rischio genetici, l’ipertensione sia legata a fattori di rischio modificabili collegati allo stile di vita: dieta non equilibrata, inattività fisica, consumo di alcool e tabacco, diabete non controllato, sovrappeso e obesità.
Fonte: The Lancet
Stephanie Nebehay
(Versione italiana Popular Science)