(Reuters Health) – Tra i malati di COVID-19, quelli con problemi di salute mentale hanno maggiori probabilità di morire e di essere ricoverati in ospedale rispetto a coloro che non soffrono di malattie psichiatriche che comportano disturbi cognitivi. E’ quanto emerge da nuovi studi apparsi su The Lancet Psychiatry e JAMA Psychiatry.
Una revisione sistematica e una meta-analisi pubblicate su The Lancet Psychiatry hanno rilevato che i pazienti COVID-19 con malattie mentali preesistenti hanno più del doppio delle probabilità di essere ricoverati in ospedale e di morire. Un altro studio, pubblicato da JAMA Psychiatry, ha riscontrato inoltre un rischio di morte aumentato di 1,75 volte nei pazienti COVID-19 affetti da disturbi di salute mentale preesistenti.
Lo studio apparso su Lancet Psychiatry ha anche scoperto che i farmaci prescritti per il trattamento delle malattie psichiatriche sono associati a tassi di mortalità più elevati. La mortalità da COVID-19 è risultata infatti quasi quattro volte più probabile se i pazienti assumevano farmaci antipsicotici.
“Con le prove emerse da 33 studi scientifici condotti in tutto il mondo, è ormai innegabile che i pazienti con disturbi mentali preesistenti, in particolare quelli con disturbi psicotici e dell’umore ma anche coloro che fanno uso di sostanze e che sono affetti da disabilità intellettive, siano a maggior rischio di morte causata dall’infezione COVID-19”, osserva Livia De Picker, psichiatra e ricercatrice presso l’Ospedale Psichiatrico Universitario Duffel di Anversa, Belgio, nonché coautrice dello studio pubblicato da Lancet. “Devono essere considerati pazienti a rischio, allo stesso modo dei malati che soffrono di patologie come diabete, obesità o ipertensione”.
Le ragioni dell’aumento del rischio non includono solo i processi biologici specifici delle malattie psichiatriche stesse, esiste infatti “un secondo importante motivo emerso dai nostri risultati e riguarda il potenziale impatto negativo degli psicofarmaci”, afferma De Picker. “Abbiamo scoperto che il rischio di morte è più alto nelle persone che usano determinati farmaci, antipsicotici e ansiolitici ad esempio, prima di contrarre COVID-19. Ma i nostri dati non ci hanno permesso di distinguere quanto incida sul rischio di morte la malattia psichiatrica e quale sia invece il ruolo dei farmaci”.
“In teoria, gli antipsicotici potrebbero aumentare il rischio di problemi cardiaci o di coagulazione correlati a COVID-19, interferire con un’adeguata risposta immunitaria e causare interazioni con i farmaci usati per trattare l’infezione virale”, continua De Picker. “Gli ansiolitici come le benzodiazepine invece possono interferire con la respirazione. Al contrario, alcuni antidepressivi hanno recentemente dimostrato di avere effetti protettivi nei pazienti COVID-19. Speriamo che nuove ricerche ci aiutino a comprendere meglio questi effetti”.
Per esaminare gli effetti delle malattie mentali sulle conseguenze di COVID-19, De Picker e il suo team hanno incluso 33 studi nella loro revisione sistematica e 23 nella loro meta-analisi. In tutto sono stati presi in considerazione 1.469.731 pazienti con COVID-19, 43.938 dei quali con problemi di salute mentale.
La presenza di disturbi mentali, in generale, è risultata associata a un aumentato rischio di mortalità da COVID-19 (odds ratio 2,00). In particolare, questa correlazione è stata osservata in pazienti con disturbi psicotici (OR 2.05), disturbi dell’umore (OR 1.99), disturbi da uso di sostanze (OR 1.76) e disabilità intellettive, disturbi dello sviluppo (OR 1.73), ma non in quelli ansiosi (OR 1.07).
La mortalità da COVID-19 è stata anche associata al consumo di determinati farmaci: antipsicotici (OR 3,71), ansiolitici (OR 2,58), antidepressivi (OR 2,23).
Per i disturbi psicotici, i disturbi dell’umore, i farmaci antipsicotici e quelli ansiolitici, le correlazioni sono rimaste significative anche dopo i necessari aggiustamenti per età, sesso e altri fattori. Anche i disturbi di salute mentale sono stati associati a un aumento del rischio di ospedalizzazione (OR 2.24), ma i ricercatori non hanno trovato invece legami significativi tra malattia mentale e ricovero in terapia intensiva.
Lo studio di JAMA Psychiatry
Lo studio apparso su JAMA Psychiatry supporta il legame tra le malattie mentali e gli esiti più gravi di COVID-19.
Sulla base di 16 studi sulla popolazione basati su informazioni provenienti da database medico-amministrativi o da cartelle cliniche elettroniche di sette paesi, in tutto 19.086 pazienti con malattie mentali, i ricercatori hanno scoperto che il rischio di morte da COVID-19 è aumentato nei pazienti con problemi di salute mentale rispetto a chi non presenta tali disturbi (OR grezzo aggregato 1,75 e OR aggiustato 1,38). I malati psichiatrici gravi presentano il più alto rischio di mortalità (OR grezzo 2,26 e OR aggiustato 1,67).
“I pazienti con disturbi di salute mentale avrebbero dovuto essere considerati come una popolazione ad alto rischio per forme gravi di COVID-19 che richiedono strategie avanzate di prevenzione e di gestione della malattia”, scrivono gli autori guidati da Guillaume Fond dell’Università di Aix-Marseille a Marsiglia. “Gli studi futuri dovrebbero valutare in modo più accurato il rischio per i pazienti con problemi di salute mentale di ogni tipo. Tuttavia, il pericolo più elevato sembra riguardare i soggetti con schizofrenia e/o disturbi bipolari”.
Fonti: The Lancet Psychiatry e JAMA Psychiatry
Linda Carroll
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)