Da due anni, a causa di un aneurisma cerebrale con danni gravissimi sul linguaggio, non parlava più. Ora, grazie ad un sofisticato software che imita un migliaio tra parole e frasi, L., un ingegnere di 32 anni, è tornato a comunicare. Un vero e proprio ‘miracolo’, per una persona che riusciva soltanto a pronunciarsi con dei versi – e che adesso risponde alle domande ed esprime i suoi bisogni – che apre nuove frontiere nel panorama riabilitativo per il recupero del linguaggio.
Il caso, unico nel suo genere, è stato presentato in anteprima all’ospedale Molinette di Torino, nel corso del Simposio nazionale ‘Afasia: riabilitazione neurocognitiva’, presieduto dal professor Roberto Albera, direttore di Otorinolaringoiatria universitaria della Città della Salute di Torino. A far ritrovare la parola al paziente, che fino a luglio riusciva a pronunciare soltanto suoni, un innovativo software ideato da un team di ricercatori psicologi presieduto da Marina Zettin, presso il Centro Puzzle di Torino. Per quattro mesi L. è stato ‘bombardato’ da trecento stimoli, ripetuti per novanta minuti, che per giorni e giorni lo hanno costretto ad ascoltare, e a tentare di ripetere, le parole pronunciate da sei attori di età e genere differenti.
La tecnica riabilitativa testimonia come l’utilizzo di trattamenti intensivi e prolungati permetta un recupero del linguaggio più funzionale, corrispondente a livello neurale a una riorganizzazione dei network deputati all’elaborazione linguistica. E smentisce che il recupero, come sostenuto dai più, si verifichi solo nei mesi immediatamente successivi alla lesione cerebrale. La storia di L., inoltre, confuterebbe anche l’ipotesi secondo cui vi siano specifici centri del linguaggio tendenzialmente posti solo nella parte sinistra del cervello. Al contrario, recenti ricerche stanno confermando che anche l’emisfero di destra può intervenire nel recupero ‘copiando’ le singole parole e le ulteriori abilità grammaticali. Fil rouge della teoria il principio dei neuroni specchio. Quel complesso circuito di neuroni che si attiva, sia quando un soggetto compie un’azione sia quando osserva la stessa compiuta da un’altra persona, potrebbe essere responsabile del riapprendimento motorio.