Un milione di euro per il 2017 e due per il 2018 sono forse poca cosa rispetto a una legge di Stabilità miliardaria, ma potrebbero fare la differenza per un progetto di ricerca molto promettente ma che da sempre si barcamena fra gli ottimi risultati e la scarsità di fondi. Un emendamento alla legge destina la cifra alla sperimentazione di fase 2 dell’uso di cellule staminali contro la Sla, il primo progetto di questo tipo al mondo ad essere arrivato cosi’ avanti. Il metodo ideato da Angelo Vescovi, direttore scientifico del’Ircss Casa del Sollievo, prevede di iniettare nei pazienti cellule cerebrali ottenute da feti abortiti per cause naturali, e quindi prive di problemi etici, fatte poi sviluppare in laboratori certificati. Il ricercatore ha appena pubblicato e presentato in una conferenza stampa i risultati della fase 1, che serve a stabilire la non pericolosità della terapia, su 18 pazienti, verificando l’assenza di effetti collaterali gravi e osservando anche un leggero miglioramento delle condizioni. “Se il fondo verrà confermato ci permetterebbe di partire con la fase due – spiega il genetista -. Il nostro programma prevede ora uno studio più ampio di fase 2 su 60-80 pazienti, di cui ora stiamo scrivendo il protocollo e che dovrebbe partire a metà del 2016. Si tratta di una ricerca molto costosa, anche perché tutto viene fatto secondo le norme internazionali e con le certificazioni necessarie, e solo maneggiare i dati dei pazienti come viene richiesta dai regolamenti costa centinaia di migliaia di euro. Sarebbe importante avere un finanziamento pubblico, finora ci siamo barcamenati per trovare i fondi per andare avanti, con il risultato che siamo riusciti a fare in sette anni quello che avremmo potuto completare in tre. D’altra parte noi seguiamo tutte le norme imposte dalle istituzioni, dall’Aifa all’Iss al ministero, e dei risultati beneficerebbero i pazienti italiani”. Lo studio al momento è finanziato da un pool di fondazioni private, ed è coordinato dall’associazione Revert Onlus creata allo scopo e presieduta da Monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Lo stesso metodo potrebbe essere applicato anche ad altre malattie degenerative, come la sclerosi multipla, per cui il gruppo guidato da Vescovi ha già chiesto l’autorizzazione per la sperimentazione di fase uno.
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