Abbiamo circa 100 trilioni di batteri che vivono nel nostro intestino – ed è una cosa buona. Noti come flora batterica, questi microorganismi aiutano il corpo a digerire alcuni cibi, supportano il sistema immunitario e mantengono sano il tratto gastrointestinale, il tutto in cambio di una costante fornitura di nutrimento. Ma quando si muore, la flora batterica intestinale così amichevole diviene rapidamente la nemesi dell’intestino. In assenza di ciboi, i microbi fuoriescono dal tratto gastrointestinale tramite il sistema circolatorio e si diffondono agli altri organi, nutrendosi delle cellule morenti e colonizzando il corpo. Alcuni esperti forensi sono certi che questo macabro procedimento potrebbe fornire indizi cruciali su un cadavere. Contrariamente alle attese, però, non è stato rilevato alcuno schema prevedibile nella distribuzione dei batteri, ed è stata rilevata una maggiore variabilità fra i soggetti ed in base al tempo trascorso dal decesso che fra gli organi di un singolo cadavere. Si tratta comunque di dati utili, soprattutto nelle scienze forensi: sapere in che modo i batteri possono sciamare per tutto il corpo dopo la morte può rivelare il momento della morte o il luogo dove il corpo giaceva, in quanto l’ambiente circostante può influenzare significativamente questo parametro. Se un corpo viene spostato dopo la morte, i batteri degli organi interni possono indicare dove il soggetto è stato ucciso inizialmente, e quindi dopo la morte la flora batterica lavora ancora per noi.
Fonte: New Scientist online 2014