I pazienti con mieloma multiplo sono tra i più penalizzati nei confronti del Covid. Non solo perché se contagiati possono avere, in quanto pazienti onco ematologici, un maggior rischio di sviluppare conseguenze più gravi, ma anche perché devono recarsi spesso in ospedale per i trattamenti.
All’ospedale Santa Chiara di Pisa c’è una cura che approfitta di un ‘varco’ nelle cellule malate per colpirle: si tratta di un anticorpo monoclonale ‘coniugato’, composto da due molecole in grado di entrare nella cellula per colpire una proteina ‘chiave’ per lo sviluppo della malattia.
Lo rivelano alcuni studi clinici su questa cura, la prima in assoluto nel suo genere. “In Italia – spiega Mario Petrini, primario di Ematologia dell’Aoup – si registrano ogni anno circa 6mila nuovi casi di mieloma multiplo. In Toscana, l’incidenza è di 230-250 nuove diagnosi ogni anno e con diverse centinaia di pazienti, che convivono con questa malattia onco-ematologica”.
Il trattamento adottato a Pisa, che prevede un’infusione endovenosa ogni tre settimane, nello studio clinico ‘Dreamm-2′ ha ottenuto un tasso di risposta globale del 32%; oltre la metà dei pazienti (58%) ha raggiunto un’ottima risposta parziale o superiore, in alcuni casi totalmente completa, e la sopravvivenza globale mediana è stata di circa 14 mesi, quasi triplicata rispetto ai risultati che oggi si raggiungono in pratica clinica nello stesso tipo di trattamento.
“L’indicazione all’uso di questa nuova molecola in pazienti con mieloma multiplo recidivato o refrattario pesantemente pretrattati – aggiunge Gabriele Buda, coordinatore dell’ambulatorio Mieloma presso l’ematologia di Pisa – è una tappa importante nella nostra pratica clinica. Il merito di questo nuovo anticorpo monoclonale ‘coniugato’ risiede nel meccanismo di azione innovativo diretto verso una proteina espressa in maniera tanto più importante sulla superficie delle cellule quanto più grave e avanzato è il mieloma e ci consente oggi di offrire una nuova speranza ai pazienti”.