Sviluppato un nuovo test rapido per la rilevazione del virus SarsCov2 dalla saliva, che non solo permette di rintracciare la ‘firma’ della malattia, ma anche di valutarne la gravità: è il tampone spettromolecolare, che sfrutta una tecnologia già usata in fisica, chiamata spettroscopia Raman. A svilupparla i ricercatori della Fondazione Don Gnocchi e dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, il cui lavoro è in via di pubblicazione sulla rivista Scientific Reports.
“Questo metodo di analisi – spiega Marzia Bedoni, coordinatrice dello studio – può dare un risultato molto sensibile e specifico in pochi minuti. Basta una minima preparazione del campione, senza l’utilizzo di reagenti e si ha la risposta in tempi brevi”.
Per l’esame bisogna masticare un tampone di cotone, come quelli che si usano dal dentista. Il campione viene poi analizzato con lo spettroscopio Raman, che usa la luce laser per studiare la composizione chimica della goccia di saliva. L’analisi riesce a individuare la presenza del virus, la cui ‘firma’ rimane anche dopo la negativizzazione del paziente, e può risalire alla gravità della patologia respiratoria e al tempo trascorso dall’infezione.
“E’ un po’ come se fosse un tampone molecolare e un esame sierologico insieme – continua Bedoni -. Riusciamo a valutare la gravità sia di chi è positivo, e quindi il possibile decorso, sia di chi si è negativizzato ma ha comunque bisogno di riabilitazione”. Un risultato possibile questo perché nei mesi scorsi “abbiamo analizzato la firma molecolare del virus nella saliva, collegandola ai dati clinici raccolti sui pazienti nella prima ondata.
“Possiamo vedere con quest’analisi Dna, Rna, proteine, carboidrati e altre molecole del virus”, assicura Bedoni. L’obiettivo ora è poter arrivare ad avere uno spettrometro portatile da usare magari negli aeroporti o stazioni, oltre che nei reparti e ambulatori. Intanto i ricercatori stanno testando su di sè il tampone, per verificare anche l’efficacia del vaccino.