Svolta nella ricerca sulla sclerosi multipla: il cambio di prospettiva arriva dalla ricerca che per la prima volta indica che le cellule finora additate come responsabili della malattia perché danneggiate sono invece sane, ma la loro attività è compromessa dall’infiammazione dell’ambiente in cui si trovano. La scoperta è pubblicata sulla rivista Science Advances in due studi internazionali nati dal programma BRAVEinMS, coordinato da Gianvito Martino, prorettore alla ricerca e alla terza missione dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Si aprono così nuove strade sia per comprendere la malattia, sia per mettere a punto nuovi farmaci.
Le cellule sono quelle che producono la sostanza che riveste e protegge le connessioni fra le cellule nervose, la mielina, e i nuovi dati indicano che sono indistinguibili nelle persone con la malattia e in quelle sane. “Si tratta di una svolta importante nella comprensione dei meccanismi alla base della sclerosi multipla”, ha osservato Martino. Obiettivo del programma internazionale che dirige, sostenuto dalla Progressive MS Alliance (PMSA) con il contributo dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism) con la sua Fondazione, è sviluppare nuove terapie per la sclerosi multipla con il contributo di otto centri di ricerca. Ai due studi appena pubblicati hanno contribuito, con il San Raffaele, University Hospital di Mu’ nster, Icm (Institut du Cerveau et de la Moelle e’ pinie’ re, l’Ho’ pital Pitie’ Salpe’ trie’ re) e McGill University di Montreal.
“La sclerosi multipla – ha proseguito Martino – è sempre stata considerata una malattia della mielina, cioè una malattia che peggiora progressivamente proprio perché le cellule che producono mielina (gli oligodendrociti) non riescono più a produrne di funzionante. La causa di tutto ciò si era pensato potesse essere dovuta ad un difetto intrinseco degli oligodendrociti”. I nuovi risultati indicano adesso “che non è così – ha rilevato – e che le cellule che producono mielina delle persone con SM non sono difettose in sé, anzi sono in grado di produrre mielina sana e funzionante. È l’ambiente infiammato in cui si trovano che ne condiziona l’efficienza rigenerativa”.
I nuovi dati confermano quelli di una ricerca pubblicata lo scorso settembre dagli stessi ricercatori sulla rivista Acta Neurologica. I nuovi dati sono stati ottenuti facendo regredire nello sviluppo cellule nervose prelevate da tre persone con la sclerosi multipla e da tre persone sane. Si sono ottenute così delle cellule immature, chiamate ‘staminali pluripotenti indotte’ ed è emerso che erano indistinguibili fra loro, mentre la le loro capacità di produrre la mielina era compromessa solo quando le cellule si trovavano a contatto con cellule infiammatorie.