Diabete mellito di tipo II: occorre una presa in carico immediata dei pazienti

Dalle difficoltà emerse dalla pandemia, deve nascere una nuova medicina generale. È questo il messaggio fondamentale del 37esimo congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), iniziato il 21 novembre 2020.

Con l’emergenza Covid-19 è stata trasferita, per esempio, alla medicina generale la responsabilità dei rinnovi dei Piani Terapeutici dei farmaci per le malattie croniche. Oggi ci sono tutte le condizioni per rendere definitiva questa possibilità al fine di semplificare il percorso di cura dei pazienti, ma anche per riportare alla medicina generale un’importante parte della responsabilità della gestione e terapia della cronicità lasciando allo specialista i casi più complessi.

Una malattia complessa spesso accompagnata da complicanze renali e cardiovascolari

“Il diabete di tipo 2 è una malattia cronica complessa e molto diffusa. I dati più recenti, del 2020, indicano che l’8% della popolazione italiana ne è affetta”, spiega Claudio Cricelli, Presidente SIMG, in un’intervista a Quotidiano Sanità.

La patologia è accompagnata da frequenti complicanze, fra le più importanti vi sono quelle cardiovascolari e renali che spesso si presentano in modo precoce e a volte anche fatale. Negli ultimi anni l’attenzione si è focalizzata sullo scompenso cardiaco, comorbidità in passato negletta e dimenticata, che invece risulta spesso essere la complicanza cardiovascolare più frequentemente associata al diabete: rappresenta la prima causa di ospedalizzazione per le persone con questa patologia nel Paese. Allo stesso modo, di recente, è stata anche confermata la rilevanza della malattia renale diabetica, condizione che interessa una larga percentuale delle persone con diabete, circa il 40%.

“Il diabete è in realtà una patologia cardiovascolare/renale, quindi quando somministriamo un trattamento dobbiamo guardare alla normalizzazione dei livelli metabolici, ma anche alle conseguenze, alle complicazioni”, precisa Cricelli. “Ci sono dei farmaci che stanno mostrando una grande efficacia nella stabilizzazione del profilo cardiovascolare del diabete, ma anche nella riduzione del danno renale, una delle cose più temibili per i pazienti affetti da diabete mellito”.

Inibitori del SGLT2: l’importanza di un allargamento prescrittivo ai medici di medicina generale

Si tratta dei nuovi anti-iperglicemici, di cui fanno parte gli inibitori del co-trasportatore di sodio glucosio 2 (SGLT2), o gliflozine, che agiscono su un recettore renale favorendo l’eliminazione dello zucchero con le urine (la cosiddetta glicosuria) e determinando così una riduzione del glucosio nel sangue.

“Sono molecole a somministrazione orale che abbassano la glicemia e sono molto ben tollerate, in più sono capaci di esercitare un’azione di prevenzione importante nei confronti delle patologie cardiovascolari e dello scompenso cardiaco, ma ritardano anche il declino della funzione renale”, come sottolinea il Professor Agostino Consoli, Presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia (SID).

“Le più importanti linee guida danno a questi farmaci un ruolo di primo piano nel trattamento del diabete mellito di tipo II”, continua, “tuttavia non sono ancora prescrivibili dai colleghi della medicina generale e questo è un assurdo vista la tollerabilità, efficacia e sicurezza di questi farmaci”. L’allargamento della prescrizione e rimborsabilità di questi farmaci ai medici di medicina generale consentirebbe, secondo il Professore, l’uso che questa classe di molecole meriterebbe.

È un’esigenza sentita anche dalle associazioni pazienti, come testimonia Rita Lidia Stara membro del comitato di coordinamento di diabete Italia e Presidente della Federazione Diabete Emilia Romagna. “Noi ci stiamo battendo perché anche i medici di medicina generale possano prescrivere tali farmaci”, commenta, “vogliamo che questi medici siano formati per supportare i pazienti affetti da diabete”, molti dei farmaci considerati innovativi sono ormai disponibili da anni ed è “assurdo che continuiamo ad avere tutte queste problematiche legate ai piani terapeutici”.

Una presa in carico immediata dei pazienti, è fondamentale, come sottolinea Cricelli, perché” ogni giorno perduto peggiora la prognosi della malattia”.

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