Francesco Vitale, ordinario di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Palermo, ricorda l’importanza dell’immunizzazione antipneumococcica e di quella contro l’herpes zoster. Per quanto riguarda quest’ultima patologia, l’anno prossimo arriverà anche in Italia un vaccino adatto anche a anziani e immunodepressi.
In queste settimane si parla moltissimo dell’importanza della vaccinazione antinfluenzale anche alla luce della pandemia che stiamo attraversando. Francesco Vitale, ordinario di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Palermo, ricorda come in realtà siano fondamentali tutte le immunizzazioni per l’adulto e come i richiami non debbano essere sottovalutati. Ne abbiamo parlato direttamente con lui.
Perché i vaccini nella popolazione adulta sono così importanti?
Dobbiamo ricordarci che la popolazione adulta e anziana è in piena espansione dal punto di vista demografico e va incontro, per ragioni fisiologiche, a una diminuzione delle capacità di reazione alle infezioni e quindi anche a maggior numero di morbosità presenti. In Italia i diabetici sono diverse milioni di persone, così come gli ipertesi e i cardiopatici. Questa popolazione che continuerà a crescere avrà sempre maggiore bisogno di tutela della salute. I vaccini operano in questo senso in maniera mirata e specifica. A questo dobbiamo aggiungere i cambiamenti sociali degli ultimi 40 anni, che fanno sì che oggi gli anziani continuino ad avere una vita piena anche quando iniziano ad avere un rischio maggiore di malattie croniche. Infine, sono persone che si prendono cura quotidianamente dei nipoti, giovanissimi che spesso sono diffusori di virus e malattie infettive.
Ecco, per tutti questi motivi l’età adulta e anziana va monitorata e tutelata in tutti i modi possibili.
Per farlo dobbiamo iniziare con gli strumenti che abbiamo: siamo riusciti a migliorare l’aspettativa di vita degli italiani arrivando a 84 anni per le donne e 81 per gli uomini. Ora dobbiamo far sì che questi anni guadagnati siano di qualità. Purtroppo oggi non abbiamo vaccini per i tumori, le malattie cardiovascolari quelle epatiche o renali, tutte patologie che spesso riusciamo a controllare abbastanza bene in maniera cronica. Queste però possono avere complicanze più o meno serie se trovano in contemporanea una situazione acuta di tipo infettivo come influenza, polmonite o herpes zoster, che sono i tre pilastri della vaccinazione dell’adulto.
Parliamo di questo: quali sono i vaccini indispensabili per l’anziano?
Prima di tutto l’antinfluenzale, che resta importantissima. L’influenza si diffonde con grande rapidità, normalmente ogni anno. Vanno tutelate tutte le persone per età e per fattore di rischio, come la presenza di comorbosità. Oggi abbiamo un arsenale di vaccini antinfluenzali e possiamo davvero dare a ciascuno il migliore per la sua condizione. Poi c’è la vaccinazione antipneumococcica: sappiamo che la polmonite è uno dei big killer dell’anziano. Oltre il 33% delle polmoniti sono da pneumococco possono essere prevenibili tramite la vaccinazione.
Abbiamo poi una straordinaria prospettiva per l’herpes zoster, che è una patologia che non uccide, ma che peggiora drasticamente la qualità della vita di chi ne è affetto. La vaccinazione di cui disponiamo oggi è molto buona, ma, trattandosi di un vaccino vivo attenuato, non è utilizzabile per esempio nei soggetti con immunosoppressione, mentre negli anziani ha un’efficacia immunitaria relativamente breve.
Dall’anno prossimo sarà finalmente disponibile anche in Italia un nuovo vaccino per questa patologia, che è già commercializzato negli Stati Uniti e in Canada. Trattandosi di un vaccino proteico non vivente, potrà essere esteso a tutti, con un’efficacia immunitaria superiore al 90% in tutti i soggetti e una durata dell’immunità superiore a 7 anni.
Parlando di adulti, ogni 10 anni dovremo effettuare il richiamo per il vaccino contro difterite, tetano e pertosse. Questo avviene?
Purtroppo assistiamo a un problema organizzativo che fa sì che la sanità pubblica non ricordi in modo proattivo alle persone questa scadenza. Queste malattie sono ancora circolanti e andrebbero combattute con maggior forza. In Italia ogni anno abbiamo ancora circa 60 casi di tetano, che per la maggior parte colpisce donne over65. Non abbiamo più registrato casi di difterite nel nostro Paese, ma abbiamo assistito negli anni a un abbassamento delle coperture immunitarie e nel 2016 ci sono stati un caso in Spagna e uno in Belgio. Non possiamo escludere che un abbassamento continuo della copertura immunitaria possa portare a casi anche in Italia. I dati ci dicono che siamo intorno al 50% della copertura per gli over65 e molto più bassi per le persone più giovani. La difterite continua quindi a essere un pericolo.
Infine c’è la pertosse, che non è solo una malattia dei bambini, ma anche degli adulti. È una patologia da tenere sempre sotto controllo per le complicanze spesso severe che comporta. In tempi di Covid bisogna inoltre ricordare che la tossina pertussica può sinergizzare con Sars-Cov2 e aggravare ulteriormente il quadro clinico. La vaccinazione attiva andrebbe quindi incentivata. Purtroppo il fatto che ogni Regione faccia per sé non aiuta. Io ritengo che almeno su alcune questioni di base dovrebbero esserci direttive nazionali uniche.
In queste settimane si è parlato molto dell’opportunità di vaccinazione antinfluenzale del personale sanitario, tanto che alcune Regioni l’hanno resa obbligatoria. Lei cosa ne pensa?
Io credo che l’imposizione normativa sia sempre qualcosa di negativo. Ritengo però che chiunque faccia un lavoro che cerca di migliorare la salute delle altre persone abbia l’obbligo morale e deontologico di vaccinarsi contro l’influenza, per tutelare se stesso e le persone di cui si prende cura.
Quando sarà disponibile, l’Italia sarà secondo lei pronta a gestire la distribuzione e somministrazione del vaccino contro la Covid-19, che potenzialmente serve a milioni di persone?
Se si procederà con un criterio di priorità e di esigenza: sì, siamo pronti. Se invece assisteremo a un “arrembaggio”, cercando tutte le vie possibili per scavalcare le persone che ne avranno più bisogno, sarà il caos perché verranno a mancare le dosi. Ricordiamoci comunque che dal momento in cui uno Stato acquisterà il vaccino a quando effettivamente lo somministrerà ai pazienti potranno passare mesi. Dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria, comunque, la Covid-19 ci ha insegnato che la sanità territoriale è importantissima e va salvaguardata. Il filtro preventivo che avviene nella sanità del territorio (centri di vaccinazione, Asl, dipartimenti di prevenzione) è una ricchezza che ci permette di gestire meglio la sanità ospedaliera. Se non saremo in grado di potenziare il territorio, gli ospedali saranno travolti perché saremo sempre in emergenza.
Si ragiona come tutti gli individui fossero eguali.Siete sicuri vaccinereste un soggetto con patologia autoimmune e/o indici infiammatori elevati?