(Reuters Health) – Bambini e giovani adulti affetti da cardiopatie congenite, presentano un maggior rischio di sviluppare il cancro, secondo quanto emerge da uno studio svedese pubblicato da JAMA Netw Open e diretto da Zacharias Mandalenakis dell’Università di Göteborg.
I risultati suggeriscono che “bisognerebbe prestare particolarmente attenzione ai primi segni premonitori del cancro e promuovere uno stile di vita sano”, scrivono gli autori.
Lo studio
I ricercatori hanno confrontato un gruppo di 22.00 bambini e giovani adulti di un’età media di 26,6 anni affetti da cardiopatie congenite con un gruppo di controllo, dieci volte più numeroso, di età media pari a 28,5 anni.
Il 2% dei pazienti affetti da cardiopatie ha sviluppato il cancro durante il periodo di follow-up. Nel gruppo di controllo invece la percentuale era dello 0,9%.
Il rischio complessivo di cancro era dunque più che doppio nella coorte di pazienti rispetto alla coorte di controllo e il rischio aumentava in base all’età, arrivando a più del triplo nei nati tra il 1990 e il 1993. Non sono state osservate differenze in base al sesso.
Il rischio di cancro era maggiore nel gruppo di persone con cardiopatie troncoconali e “altre anomalie del sistema circolatorio e cardiaco”e il rischio relativo restava “alto” indipendentemente dal fatto che i pazienti avessero subito una procedura chirurgica o meno.
Nuove prospettive
“È il momento di andare al di là della semplice associazione e comprendere le basi di questa connessione. Probabilmente sono diversi i meccanismi che favoriscono lo sviluppo di cancro nei pazienti con malattia coronaria”, scrive Michell Gurvitz del Boston Children’s Hospital, non coinvolta nello studio. Tra questi l’esposizione a radiazioni ionizzanti a basse dosi in molteplici procedure diagnostiche e terapeutiche e potenziali fattori genetici comuni alle due patologie.
“È anche fondamentale verificare che i pazienti affetti da cardiopatia congenita siano sottoposti allo screening per il cancro nei tempi raccomandati”, continua Gurvitz. “Un controllo difficile da effettuare nei casi di pazienti più giovani, come quelli presi in considerazione dal gruppo di ricerca di Mandalenakis, ma fondamentale per gli adulti di mezza età e per gli anziani con cardiopatie. Uno studio precedente ha infatti rivelato che le donne adulte con cardiopatie si sottopongono meno a esami come il test di Papanicolaou, mammografia e colonscopia rispetto alle medie nazionali e alle donne non affette da patologie cardiache. In passato erano pochi i pazienti con patologie coronariche che sopravvivevano fino all’età adulta. Ora che la sopravvivenza degli adulti è la norma, è importante che i pazienti consultino un medico di base e si sottopongano almeno alle strategie di prevenzione del cancro raccomandate dall’American Cancer Society e dalla US Preventive Services Task Force “.
Fonte: JAMA Netw Open 2019
Reuters Staff
(Versione italiana per Quotidiano Sanità/Popular Science)