La noia può fare brutti scherzi. I momenti vuoti della giornata possono infatti portare ad un utilizzo smodato e compulsivo dello smartphone. A identificare nello smartphone il modo più gettonato per “ammazzare il tempo” è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Washington in uno studio che verrà presentato il 7 maggio alla conferenza Acm Chi del 2019 su Human Factors in Computing Systems a Glasgow, in Scozia.
In generale, gli intervistati che hanno preso parte alla ricerca hanno avuto quattro momenti comuni scatenanti l’uso compulsivo dello smartphone: quando si sono trovati davanti a momenti ‘vuoti’ in attesa di qualcuno, prima o durante compiti ripetitivi, in situazioni socialmente imbarazzanti o quando sapevano di dover ricevere un messaggio o una notifica. Momenti comuni alla vita di tutti i giorni, insomma.
Gli studiosi, però, hanno anche individuato quali sono le occasioni che fanno interrompere questo utilizzo compulsivo. Per esempio, quando arrivano richieste da parte del mondo reale – come incontrarsi con un amico, per esempio – quando si rendono conto che sono stati molto al telefono o vedendo contenuti che avevano già visto. Il team è rimasto sorpreso nel constatare che i fattori scatenanti erano gli stessi in tutti i gruppi di età, sia per i più giovani sia per i meno (hanno partecipato allo studio 39 persone dai 14 ai 64 anni).