Da un cucchiaino di sangue, un “mare” di dati sulla vita. Potrebbe bastare questa piccola quantità infatti per scoprire i dettagli di un’intera di vita e precisamente della prima settimana di un neonato, forse la più importante. Dalle informazioni ricavate si potrebbero capire i possibili difetti dello sviluppo e si potrebbero prevenire le malattie. A rivelarlo è uno studio pubblicato su Nature Communications da un gruppo internazionale di ricercatori coordinato dall’Università canadese della Columbia Britannica e dalla Scuola Londinese di Igiene e Medicina Tropicale.
La ricerca
Attraverso un cucchiaino di sangue, grazie a nuove tecniche di biologia molecolare e all’uso di software, i ricercatori hanno studiato quali geni sono attivi, e quali proteine e composti del metabolismo vengono prodotti nella prima settimana di vita. Hanno in particolare analizzato la vulnerabilità alle infezioni esterne, alle quali i neonati sono molto esposti.
“La prima settimana di vita – spiegano gli autori dello studio – è un periodo di rapidi cambiamenti biologici per il neonato, soprattutto per il suo sistema immunitario, perché si adatta a vivere al di fuori del grembo materno. Di questi precoci cambiamenti finora conosciamo poco. Questo studio – rilevano – aiuterà a fare maggiore chiarezza”.
Secondo gli esperti, una migliore comprensione dei problemi dello sviluppo nei primi giorni di vita potrà, ad esempio, aiutare a ridurre il numero di morti in periodo neonatale, attualmente circa la metà, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), dei 5,4 milioni di decessi entro i primi 5 anni di vita.