(Reuters Health) – I pazienti under 65 che hanno ricevuto diagnosi di cancro sono maggiormente disposti, rispetto ai più anziani, a sottoporsi a terapie alternative o complementari per alleviare sintomi ed effetti collaterali secondari ai trattamenti anticancro. Il motivo di questa apertura dei più giovani verso nuovi percorsi di cura? “In parte è imputabile ai grandi cambiamenti sociali che hanno preso piede negli USA a partire dagli anni 60-70 e alla diffusione di stili di vita alternativi, basti pensare ad esempio alla dieta macrobiotica e allo yoga”, spiega il dottor Jun Mao, direttore dell’ Abramson Cancer Center at the University of Pennsylvania in Philadelphia (USA), autore dello studio.
Il team di Mao ha intervistato pazienti adulti affetti da cancro alla mammella, al polmone e al colon-retto, trattati presso l’Abramson Cancer Center tra giugno 2010 e settembre 2011. È stato chiesto loro se si fossero sottoposti a terapie mediche gratuite alternative o complementari alle cure tradizionali, come l’agopuntura, la chiropratica, il tai chi, massaggi, diete particolari o preparazioni a base di erbe. Le 969 persone che hanno risposto alle domande avevano in media 59 anni, il 63% donne e la maggior parte di razza bianca e laureati. A poco più della metà era stato diagnosticato un cancro almeno un anno prima.
I risultati indicano che circa il 59% ha provato una cura alternativa o complementare. Le persone che durante la malattia hanno continuato a lavorare o quelli che avevano una diagnosi di cancro da più tempo, sono risultati essere maggiormente convinti dei potenziali benefici di questi trattamenti. Lo studio presenta tuttavia alcune criticità: sono stati reclutati solo soggetti con 3 diversi tipi di cancro e poi non è stata sondata la frequenza con cui i pazienti si siano affidati a tali percorsi alternativi.
Fonte: Cancer 2015
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)