(Reuters Health) – Per contrastare l’aumento dei i casi di burnout e di suicidio tra i professionisti sanitari, potrebbe essere efficace il ricorso alla ‘medicina narrativa’ A esserne convinti sono due pediatri Caroline Diorio e Malgorzata Nowaczyk, che su questo tema hanno pubblicato un articolo su Pediatrics.
Caroline Diorio, del McMaster Children’s Hospital di Hamilton, sostiene che la medicina narrativa, che insegna ai medici a focalizzarsi sulle storie dei pazienti piuttosto che a considerarli per i loro sintomi e la loro malattie, possa aiutare a migliorare l’assistenza ai pazienti. Inoltre, questa metodologia potrebbe aiutare i medici a lavorare sulle loro emozioni e, allo stesso tempo, a migliorare l’empatia con il paziente.
Per spiegare la situazione, l’altra autrice dell’articolo, Malgorzata Nowaczyk, racconta del suo incontro con una donna in gravidanza che era ingrassata notevolmente, aveva subito un cambio di voce e alla quale era cresciuta un’abbondante peluria. Grazie all’ascolto della sua storia, la Nowaczyk è riuscita a capire che la donna aveva uno squilibrio ormonale a causa dal feto che produceva testosterone in modo eccessivo.
La medicina narrativa, secondo le esperte, non si limita solo all’ascolto delle storie dei pazienti, ma include anche scrivere di quanto hanno ascoltato. L’esercizio della scrittura può aiutare il medico a osservare meglio il caso e può funzionare anche come terapia, aiutando il medico a elaborare le emozioni che prova.
Secondo Douglas Reifler, della Lewis Katz School of Medicine della Temple University di Philadelphia, l’articolo “dimostra che c’è un problema tra i medici che spesso non hanno la possibilità di riflettere su alcune delle dimensioni dell’esperienza umana che vivono quotidianamente” e l’approccio della medicina narrativa “potrebbe essere particolarmente utile per medici specializzandi e gli studenti”.
Fonte: Pediatrics
Linda Carroll
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)