Tumore colon retto: dubbi sull’approccio watch and wait

(Reuters Health) – Uno stadio avanzato di un tumore del colon-retto, che ha risposto a chemioterapia, sarebbe associato a un maggior rischio di ricrescita locale se il paziente viene gestito esclusivamente con un approccio di monitoraggio attivo, anche noto come watch and wait. A evidenziarlo è una meta-analisi pubblicata da The Lancet Gastroenterology & Hepatology. Lo studio è stato coordinato da Andrew Renehan, della The Christie NHS Foundation Trust di Manchester, nel Regno Unito.

Lo studio
L’approccio di monitoraggio attivo nei pazienti con tumore del colon-retto consente di evitare un intervento chirurgico invasivo, ma non è ancora una cura standard proprio per i dubbi di ricrescita locale del tumore. Per lo studio, i ricercatori inglesi hanno preso in considerazione 11 ricerche precedentemente pubblicate nell’ambito del consorzio International Complete Response, includendo, in tutto, 602 pazienti con un follow-up medio di 38 mesi.

Le evidenze
L’incidenza cumulativa a due anni della ricrescita locale del tumore è stata del 21%, con un elevato livello di eterogeneità tra gli studi. L’unico fattore associato a un aumento del rischio di ricrescita locale è stato proprio uno stadio clinico del tumore più avanzato. L’incidenza cumulativa a due anni della ricrescita locale, infatti, è aumentata dal 19%, per i tumori in fase T1 e T2, al 31%, per i tumori in fase T3, e al 37%, per quelli in fase T4.

Tra i 137 pazienti sottoposti a chirurgia, 131 ha raggiunto lo stato R0. La sopravvivenza a tre anni dopo la ricrescita locale è stata dell’80% per coloro che si sottoponevano a intervento e del 55% per coloro che non andavano incontro a questo approccio terapeutico. Infine, la sopravvivenza a cinque anni è stata, complessivamente, dell’87% e la sopravvivenza libera da malattia, sempre a cinque anni, dell’81%, mentre l’incidenza triennale di metastasi si è attestata al 9%.

“Per quel che riguarda la rilevanza clinica, non abbiamo identificato un sottogruppo di pazienti non adatto a un approccio di monitoraggio attivo”, spiegano i ricercatori, secondo i quali, “in teoria si potrebbe dire che i tumori in fase T3 e T4 siano ad alto rischio di recidiva, ma date le elevate proporzioni dei pazienti con tumori avanzati che si sottopongono a chirurgia, non si sa se un monitoraggio più intensivo possa influenzare i risultati a lungo termine”.

Fonte: The Lancet Gastroenterology & Hepatology
Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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