Anche se avete nonni o zii ultracentenari, non è detto che anche voi vivrete altrettanto a lungo. Ad incidere sulla longevità delle persone, non è tanto il nostro patrimonio genetico e quindi i nostri antenati, quanto piuttosto stili di vita, alimentazione, ambienti naturali, scelta del partner, esercizio fisico e così via. Stando al più vasto tentativo di analisi sull’influenza della genetica in termini di durata di vita mai condotto condotto da una joint-venture tra gli esperti di statistica di Ancestry e di Calico Life Sciences (azienda creata da Google), i nostri antenati conterebbero solamente per un 10%.
Lo studio
Il rapporto pubblicato sulla rivista specializzata Genetics spiega nel dettaglio che l’influenza dei geni in comune appare più marcata solo tra fratelli, sorelle e cugini di primo grado e dello stesso sesso: in questi casi il Dna comune può influire per il 20% sulla durata della vita. Ma questa influenza scende al 15% tra fratelli, sorelle e cugini di primo grado di sesso opposto.
I dati provengono da circa 439 milioni di individui, che hanno utilizzato l’azienda di analisi genetiche Ancestry per risalire ai loro antenati. La joint-venture ha sezionato gli alberi genealogici di questi 400 milioni di individui, risalendo indietro generazioni, e includendo date di nascita, di morte, luoghi e legami familiari. L’ influenza della genetica in comune sulla longevità individuale è quindi stata confrontata con l’ influenza sulla durata della vita tra non consanguinei: ad esempio tra sposi e persino tra cognati.
“Siamo riusciti ad analizzare non solo famiglie attraverso generazioni e generazioni, ma ancor più importante i dati genetici dei parenti non consanguinei”, ha osservato lo scienziato della Calico, Cathy Ball. I risultati indicano quindi che la longevità risulta a livello generale collegata al patrimonio genetico comune per meno del 10%. Se si includono i dati anche dei parenti non-consanguinei, l’influenza del Dna in comune scende addirittura al 7%.
Al contrario, la durata delle vita media appare più simile tra sposi che vivono insieme una vita e tra cognati. Un dato sorprendente che secondo gli autori del rapporto, potrebbe dipendere dai cosiddetti ‘accoppiamenti selettivi’. Ossia alla tendenza tra fratelli e sorelle ad ‘accoppiarsi’ con partner dello stesso ‘fenotipo’: di etnia , gusti, cultura, abitudini di vita, simili.