Salute del Fegato: Epatite C e nuove sfide

Salute del fegato, Epatite C e nuove sfide. Questi i temi al centro del convegno di Quotidiano Sanità “Dopo l’Hcv. Le nuove emergenze per la salute del fegato” e promosso da Gilead, svoltosi a Roma, che ha visto riuniti clinici, esperti ed esponenti del mondo delle istituzioni per un confronto sul futuro delle patologie epatiche.

Sono circa 30 milioni gli europei che soffrono di malattie croniche del fegato che, nelle fasi più acute, causano solo in Italia più di 20.000 morti ogni anno. L’obiettivo di Aifa e Ministero della Salute di curare 240.000 pazienti con Hcv in 3 anni è ancora lontano e molti malati ancora non sono al corrente del proprio status.

Secondo l’ultimo aggiornamento Aifa, sono stati finora trattati oltre 156mila pazienti con Hcv. “Considerando che il Piano ministeriale prevedeva 80mila trattati all’anno per 3 anni, risulta evidente come ancora si sia lontani dall’obiettivo”, ha affermato Massimo Galli, Professore Ordinario Malattie Infettive Università degli Studi di Milano, Presidente Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT).

“Da una parte – ha sottolineato – abbiamo un serio problema di sommerso – cioè di persone che non sanno d’avere l’infezione o che non sanno di poterla eliminare con un trattamento breve, facile e non tossico – e di facilitazione dell’accesso dei pazienti ai Centri in cui possono essere trattati. Dall’altra dobbiamo fare i conti con la capacità dei Centri nel sostenere il carico di lavoro. I finanziamenti hanno coperto il costo dei farmaci ma mancano ancora investimenti in iniziative per l’emersione del sommerso e sul potenziamento dei Centri prescrittori, non foss’altro per ridurre il carico burocratico che ad essi compete”.

“Le risorse del fondo per i farmaci innovativi che non sono state utilizzate non vanno destinate ad altri scopi che non siano la salute dei pazienti stessi. In caso contrario siamo pronti ad appellarci all’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms)”, lo ha detto Ivan Gardini, presidente di Epac Onlus. In riferimento a quanto detto nelle settimane scorse in risposta a un’interrogazione parlamentare dal sottosegretario alla Salute Fugatti che ha palesato la decisione del Governo di utilizzare le somme non spese del fondo per gli innovativi per il contratto di medici e operatori sanitari.

“I finanziamenti hanno coperto il costo dei farmaci – sottolinea Gardini – ma mancano ancora investimenti per il potenziamento dei Centri autorizzati a somministrare le terapie, che stanno sostenendo senza risorse aggiuntive un carico di lavoro enorme”. Per Gardini, poi, “servono protocolli per individuare e curare le persone sieropositive Hcv che non sanno di esserlo. Se questo non avverrà, siamo pronti a scrivere all’Oms per denunciare la mancata aderenza dell’Italia al piano globale di eliminazione dell’Epatite C”.

Anche Emilia Grazia De Biasi, presidente della XII Commissione Sanità del Senato XVII Legislatura ha stigmatizzato la decisione del Governo annunciata dal sottosegretario Fugatti di destinare le somme non spese per gli innovativi al contratto: “utilizzare eventuali risparmi del fondo innovativi per altre spese sanitarie non rappresenta una strategia sensata. Ci sono ancora persone che necessitano di trattamenti e molti casi sommersi. Il fondo va usato per loro. L’investimento negli innovativi stato notevole ma fa anche risparmiare, a patto che l’obiettivo dell’investimento venga perseguito fino in fondo”.

Dal canto suo Fabiola Bologna, Membro della XII Commissione della Camera, rassicura e dice “I fondi ci saranno. In questo momento c’è la necessità di una rivalutazione globale del Sistema Sanitario soprattutto per quanto riguarda l’innovazione che non riguarderà solo l’Epatite C che è una malattia paradigmatica e fa capire come la prevenzione e la ricerca di nuovi farmaci possa portare alla risoluzione di un problema”.

La chiave per arrivare alla completa eradicazione dell’Epatite C è il momento di puntare al trattamento dei pazienti tossicodipendenti. E’ di questo avviso Massimo Andreoni, direttore della clinica malattie infettive dell’Università Tor Vergata di Roma. “In collaborazione con il centro Villa Maraini ci siamo impegnati nel trattamento dei tossicodipendenti che ad aggi rappresentano il serbatoio principale della malattia”, precisa Andreoni. “Circa l’80% delle nuove infezioni da Hcv interessa tossicodipendenti, dunque se vogliamo realizzare questo progetto ambizioso dell’eradicazione della malattia dobbiamo agire su questo serbatoio e sulle carceri. abbiamo dunque creato un percorso preferenziale – conclude – per queste persone”.

Altra esperienza è quella portata avanti dal Policlinico Gemelli di Roma. “Per valutare il problema del sommerso, abbiamo avviato uno studio  per valutare i dati degli anticorpi anti-Hcv relativi a un anno fra il 2017 e il 2018 di oltre 17.000 pazienti”, dice Massimo Siciliano, dirigente medico di medicina interna e gastroenterologia Policlinico A. Gemelli di Roma. “in questo modo siamo riusciti a valutare la prevalenza dell’infezione da Hcv nei pazienti che si rivolgono alla Fondazione Policlinico Gemelli per interventi chirurgici e a partire da questo preparare un percorso diagnostico terapeutico che possa portare questi pazienti al trattamento”.

“La Regione Veneto, fin dal 2015, ha cercato di strutturare dei programmi di intervento volti soprattutto a pianificare i trattamenti presso di centri prescrittori di farmaci contro l’Epatite C, a cercato di pianificarli fin dall’inizio, ha cercato di dare una pianificazione annuale e soprattutto di porre in essere un monitoraggio molto stretto”, spiega Roberta Rampazzo, farmacista della direzione farmaceutico protesica dispositivi medici, della Regione Veneto. “Naturalmente ha anche messo a disposizione un finanziamento regionale per permettere l’accesso a tutti i pazienti. Ora è arrivato il momento di cambiare il passo e andare a cercare il sommerso. La Regione Veneto ha inteso farlo strutturando una cabina di regia composta da tutte le professionalità che sono coinvolte, non solo gli specialisti ma anche le direzioni regionali, i medici di medici generale, i Serd, le carceri, le associazioni dei pazienti e i farmacisti per poter coordinare una serie di azioni che permettano da una parte di far emergere il sommerso e dall’altra di garantire gli strumenti affinché questi pazienti possano essere trattati”, conclude Rampazzo.

Anche la Regione Toscana si conferma una realtà virtuosa per quanto riguarda l’approccio al trattamento dell’Epatite C. “Dal 2012 esiste un gruppo di clinici in coordinamento con l’assessorato regionale e la politica del farmaco si preoccupa di definire una pianificazione e un monitoraggio dei trattamenti dei pazienti con Epatite C”, sottolinea Rossana Brunetto, professore straordinario di medicina interna dell’Università di Pisa e direttore dell’unità operativa dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana. “Le finalità di questo gruppo di lavoro sono state soprattutto quelle di garantire al maggior numero di pazienti il trattamento cercando di rendere semplice il percorso per il paziente ed in questo senso la regione ha lavorato proprio ampliando i centri prescrittori per rendere periferica la disponibilità dei trattamenti”, prosegue.

“Dal 2015 al 2017 si è svolto un lavoro che si è concentrato inizialmente sui pazienti più severi per poi estendersi a tutti i soggetti con infezione. L’azione è stata quindi la un lato finalizzata a potenziare l’attività dei clinici con un supporto reale, e dall’altro a potenziare la connessione tra centri prescrittori e territorio insieme con un monitoraggio continuo dell’attività di prescrizione di trattamento”, conclude Brunetto.

Nel novero delle malattie epatiche, la Steatoepatite non alcolica con cirrosi (NASH) colpisce in Italia il 2-3% della popolazione adulta con sopravvivenza media di 5 anni e richiede un esame diagnostico invasivo che può portare a complicazioni. Il cosiddetto “fegato grasso”, infatti, è la porta d’ingresso per lo sviluppo della NASH, malattia grave che può danneggiare irrimediabilmente il fegato. “Data la crescente percentuale di persone obese in Italia, tra cui anche bambini, anche la prevalenza della NAFLD sta crescendo e, dal punto di vista delle patologie del fegato, rappresenta ora e soprattutto in futuro una nuova sfida da vincere”, ha affermato Salvatore Petta, segretario dell’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF).

Per vincere questa sfida il primo obiettivo è quello di una diagnosi tempestiva. “Si tratta di una condizione completamente asintomatica, almeno finché la situazione non è molto compromessa. Ecco perché chi ha il diabete e/o presenta obesità dovrebbe essere sottoposto a screening”, ha sottolineato Petta. La buona notizia è che sia la steatosi sia la steatoepatite possono regredire: è stato osservato che un dimagrimento di almeno il 7% del peso corporeo è sufficiente per innescare la regressione.

Per trattare efficacemente le malattie epatiche è necessario l’impegno congiunto di tutti gli attori del sistema salute (industria, decisori, medici, associazioni pazienti) per raggiungere l’obiettivo della difesa della salute del fegato e per garantire l’accesso alle cure anche nei bacini dove stazionano i pazienti da curare (carceri, Serd), con un’azione collettiva che coinvolga tutti gli SHs, a partire da medici di medicina generale e infettivologi.

“Avere un ruolo fondamentale nel piano di eliminazione anche nelle popolazioni più fragili, ci spinge a lavorare insieme alle società scientifiche, alle associazioni come EpaC e alle istituzioni per continuare a portare innovazione scientifica anche qui in Italia e contribuire a questo importante obiettivo”, ha affermato Valentino Confalone, General Manager di Gilead Sciences.

“Siamo orgogliosi di essere stati i pionieri nel rendere disponibili regimi terapeutici che hanno permesso di cambiare il corso della malattia e curare l’Hcv. In questo ambito rientra l’impegno dell’azienda a fornire ad un costo simbolico 200 trattamenti per gli adolescenti con epatite C. Un esempio concreto di collaborazione con Aifa e Società Scientifiche per dare risposta ai bisogni di tutti i pazienti”.

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