Nelle protesi più avanzate, un hardware elettronico si interfaccia direttamente con nervi e muscoli all’interno del corpo umano, ma fare in modo che il tessuto vivente collabori con circuiti stampati è tutt’altro che facile. Uno degli ostacoli fondamentali più sottovalutati consiste nel fatto che l’elettronica manda segnali mediante elettroni caricati negativamente, mentre la maggior parte delle comunicazioni che avvengono nei tessuti viventi impiegano il movimento di cariche positive, come quelle portate da ioni calcio e potassio.
La reflectina
E’ stata recentemente scoperta una nuova caratteristica di una proteina chiamata reflectina, ritrovata in un gruppo di animali chiamati calamari a matita: essa è in grado di condurre protoni, e di agire da ponte nel gap comunicativo fra cellule ed impianti biomedici. L’osservazione del comportamento di questa proteina sotto varie condizioni, e la registrazione del rapporto fra corrente e voltaggio in varie situazioni, hanno portato ad osservare che la reflectina sia in grado di trasportare protoni quasi con la stessa efficacia dei migliori materiali artificiali.
Una speranza antirigetto
Il fatto che si tratti di una sostanza versatile e biologica significa che potrebbe risultare migliore rispetto ai materiali già esistenti per l’integrazione nel corpo umano, riducendo peraltro le probabilità di un rigetto. Inoltre, dato che si tratta di una proteina, essa potrebbe essere modificata in altri modi interessanti, come ad esempio in modo che sia biodegradabile dopo essere stata impiegata per uno scopo utile, il che potrebbe aiutare i pazienti ad evitare altri interventi chirurgici.
(Nat Chem 2014; 6: 596-602)