Si chiama PTX3 (Pentraxina3) la proteina che indica il rischio di mortalità associato ad infezione batterica nel sangue. A individuarla è stato un gruppo di ricercatori italiani che, in uno studio, ha dimostrato la correlazione tra più alto rischio di mortalità e più alti livelli della proteina nei pazienti con sepsi, infezione generalizzata a tutto l’organismo dovuta all’ingresso nel circolo sanguigno di batteri. Questo studio multicentrico, cui hanno collaborato l’Istituto Humanitas, il ‘Mario Negri’ e l’Ospedale Maggiore Policlinico, è stato selezionato tra 5 finalisti e riceve oggi a Barcellona il premio ESCI-European Society of Clinical Investigation 2018 per il miglior lavoro pubblicato nell’ambito della ricerca clinica. “Si era già vista la correlazione tra più alto rischio di mortalità e più alti livelli di PTX3 nel sangue nell’infarto -spiega Barbara Bottazzi, Principal Investigator del Laboratoriodi Immunofarmacologia di Humanitas -Lo studio, condotto su 958 pazienti ricoverati per sepsi grave in più reparti di Terapia Intensiva, conferma il ruolo di PTX3 come indicatore di diagnosi e prognosi. I tempi per un impiego nella vita reale saranno lunghi, ma lo studio apre le porte a un possibile utilizzo di PTX3 quale indicatore di severità nei pazienti con sepsi”. Roberto Latini, Capo Dipartimento di Ricerca Cardiovascolare del Mario Negri spiega che nello studio “alti livelli di PTX3 erano associati a maggiore gravità del paziente (shock settico)ed erano in grado di predire l’insorgenza di gravi complicanze a carico del sistema cardiovascolare, coagulativo e renale”. Di conseguenza, una minore riduzione dei livelli di PTX3 nel tempo si associava ad un maggior rischio di mortalità del paziente. “Questo, per il medico – conclude Pietro Caironi, del Dipartimento di Anestesia-Rianimazione e Emergenza Urgenza delPoliclinico – significherà poter valutare precocemente il rischio del paziente settico di andare incontro a complicanze gravi per le quali ci sono ancora poche armi terapeutiche”. Nel mondo, ogni anno sono 31milioni e 500mila le persone che sviluppano sepsi, spesso arrivando al pronto soccorso in condizioni già molto gravi, e sono 5milioni e 300mila quelle che muoiono ogni anno. Un’epidemia da non sottovalutare, sostengono gli esperti, visti anche i dati secondo cui la sepsi uccide 10volte più dell’infarto e 5 volte più dell’ictus.
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