Inizia con un eritema, ma può portare a conseguenze anche gravi. Si trasmette tramite punture di zecche e predilige la primavera. E’ la malattia di Lyme, abbastanza diffusa eppure ancora poco conosciuta. Proprio per questo motivo, il National Institute for Health and Care Excellence (Nice) inglese ha messo a punto linee guida, pubblicate sul British Medical Journal.
La malattia
Innanzitutto, se ci si siede sull’erba di un giardino o di un parco, meglio utilizzare un tappetino o un asciugamano, per ridurre il rischio di puntura da parte di zecche. Se si viene morsi, rimuovere l’insetto appena possibile usando un apposito strumento o delle pinzette: va afferrata quanto più possibile vicino alla cute e tirata verso l’alto lentamente. Una volta rimossa cercando di non lasciarne parti nella pelle, l’area va lavata e disinfettata ma soprattutto e tenuta d’occhio.
Qualora sia stato trasmesso il batterio della Borrelia, che causa la malattia di Lyme, il sintomo è un caratteristico eritema cutaneo che tende ad aumentare di volume, ma non dà dolore, né prurito, compare in genere a distanza di 1-4 settimane dalla puntura e può persistere varie settimane. Può accompagnarsi a febbre, mal di testa, rigidità del collo, dolori muscolari e articolari, ma in alcuni casi può provocare anche problemi neurologici e cardiaci, paralisi facciale, meningite. In caso di sospetto, la diagnosi va eseguita con il test anticorpale anti-Borrelia (IgG e IgM). In caso di test positivo, questo andrà confermato con un test Immunoblot.
Per il trattamento, le linee guida del Nice raccomandano di utilizzare una terapia antibiotica al massimo dosaggio possibile e per lunghi periodi, ovvero 3 o 4 settimane a seconda dell’antibiotico, e il tipo di antibiotico varia a seconda che siano coinvolti nervi cranici, cuore, sistema nervoso periferico o articolazioni.