Occhio: iniezioni con “mini-ago” riducono dolore e reflusso

(Reuters Health) – La somministrazione di farmaci per via intravitreale potrebbe essere eseguita con un ago più corto e sottile, senza complicanze e/o variazioni dell’efficacia del farmaco, anzi, usare un ago calibro 34 al posto del 30 ridurrebbe dolore e reflusso, contribuendo anche a garantire un dosaggio più adeguato del medicinale. Lo scrive un gruppo di ricercatori giapponesi, coordinato da Kotaro Tsubio dell’Aichi Medical University, il cui studio è stato pubblicato uno studio su Ophthalmology.

La premessa
La somministrazione intravitreale di farmaci a base di inibitori del fattore di crescita dell’endotelio vascolare è uno dei trattamento intraoculari più frequentemente eseguiti a livello globale. Tuttavia, i pazienti spesso riferiscono un disagio durante la procedura. 

Lo studio
I ricercatori giapponesi hanno confrontato l’efficacia e la percezione del dolore del paziente durante la somministrazione di 0,5 mg di ranibizumab o di 2 mg di aflibercept con un ago da 30 o uno più corto e flessibile, da 34. I chirurghi hanno valutato la resistenza alla perforazione e il reflusso dopo l’iniezione, che può portare a reflusso dopo l’iniezione e a influenzare la pressione intraoculare. Inoltre, i chirurghi hanno valutato l’emorragia sotto la congiuntiva e i movimenti oculari durante l’iniezione. L’acuità visiva è stata controllata immediatamente dopo l’iniezione e la pressione intraoculare sarebbe stata misurata immediatamente dopo e 20 minuti dopo l’iniezione. I pazienti valutavano il dolore su una scala numerica tra 0 e 10. In totale, sono stati valutati 140 occhi su 110 pazienti con caratteristiche iniziali simili. Usare l’ago corto sarebbe stato associato a un punteggio del dolore significativamente più basso rispetto all’ago da 30. E ad essere significativamente più bassi con l’ago da 34 erano anche la resistenza alla perforazione e il reflusso dopo l’iniezione, mentre differenze non statisticamente significative sarebbero state riscontrate per l’emorragia subcongiuntivale e il movimento oculare. Subito dopo l’iniezione, la pressione intraoculare sarebbe stata significativamente più alta con l’ago corto, per scendere poi a valori normali dopo 20 minuti dall’iniezione, e non ci sarebbero state differenze statisticamente significative tra i gruppi. “Alcuni medici sono preoccupati che l’ago corto possa ridurre l’efficacia del farmaco”, ha osservato Tsubio, ma “sebbene lo studio non abbia valutato le differenze a livello farmacodinamico tra aghi corti e lunghi, non abbiamo evidenziato alcuna differenza nell’efficacia”, ha concluso l’esperto, che raccomanda l’uso dell’ago calibro 34 nei pazienti con una bassa tolleranza al dolore.

Il commento degli esperti
Secondo Rafael Ufret-Vincenty, dell’UT Southwestern Medical Center di Dallas, “recentemente il trattamento delle malattie retiniche multiple è stato rivoluzionato dalla disponibilità di terapie farmacologiche, con la conseguenza che il numero di iniezioni a livello intravitreale è aumentato nell’ultimo decennio”. E nonostante il miglioramento dei metodi anestetici, molti pazienti soffrono ancora durante la procedure e questo “avrebbe un impatto sia sul trattamento che sull’aderenza”. Mentre Yu-Guang He, sempre dell’UT Southwestern Medical Center, ha dichiarato di essere “d’accordo con il concetto che l’ago più piccolo è migliore, anche se l’ago da 30 usato finora non ha mai dato grandi problemi”. L’unica preoccupazione, secondo l’esperto, potrebbe essere sul costo, dal momento che “l’ago più piccolo sarebbe presumibilmente più costoso”, ha concluso.

Fonte: Ophtalmology
di Marilynn Larkin

 

(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

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