(Reuters Health) -I giovani adulti con epilessia focale resistente ai farmaci possono mostrare precocemente i primi segni di encefalopatia traumatica cronica (CTE), anche se questa condizione non è frequente in questi pazienti. A dirlo è un piccolo studio pilota retrospettivo.”Studi precedenti hanno trovato segnali di CTE in circa un quarto o anche un terzo delle persone anziane con epilessia. L’obiettivo del nostro studio è stato quello di osservare se questi segnali clinici potessero comparire nei pazienti giovani”, dice Gregory Cascino della Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota, principale autore dello studio pubblicato da Neurology.
Lo studio
Cascino e il suo team hanno cercato evidenze di encefalopatia traumatica cronica nel tessuto cerebrale asportato da 10 pazienti sottoposti a chirurgia per epilessia focale resistente ai farmaci, con età media di 33 anni. I pazienti soffrivano di epilessia da una media di 24 anni. Solo un paziente mostrava lesioni focali tau-immunoreattive nel tessuto del lobo frontale resecato, un chiaro segno di CTE.
Le conclusioni
“Nonostante una storia di convulsioni disabilitanti, nove dei 10 pazienti non avevano segni di depositi di proteina tau nel loro tessuto cerebrale. Questa assenza di proteina tau nel cervello dei partecipanti allo studio non significa che non sia possibile per loro sviluppare la CTE in età avanzata, ma sostiene l’ipotesi che i segni della malattia possano non essere evidenti nella maggior parte delle persone prima dei 50 anni”, spiega Cascino.
Il paziente tau-positivo e altri sette pazienti avevano una storia di lesioni alla testa correlate alle loro convulsioni e presentavano deterioramento cognitivo di grado da lieve a moderato.
La deposizione di sostanza tau è “improbabile che contribuisca in maniera significativa al deterioramento cognitivo nei pazienti più giovani con epilessia focale resistente ai farmaci. Otto dei 10 pazienti presentavano test neuropsicologici anormali con prestazioni cognitive ridotte; solo una di questi 8 pazienti aveva una deposizione di proteina tau”, hanno osservato i ricercatori nel loro articolo. Uno dei principali limiti di questo studio è la piccola dimensione del campione, “pertanto – conclude Cascino – ulteriori ricerche dovranno essere condotte per confermare i nostri risultati”.
Fonte: Neurology 2018
Staff Reuters
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)