Dopo intervento alle articolazioni, pazienti obesi più a rischio di disabilità

(Reuters Health) – Le persone obese che si sottopongono a un intervento chirurgico a livello delle articolazioni, come l’inserimento di una protesi, presentano maggiori probabilità di andare incontro a disabilità con il passare degli anni. È quanto hanno evidenziato Timothy Gaulton e colleghi, della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania, a Philadelphia, in uno studio pubblicato sul British Journal of Anaesthesia.

Lo studio
I ricercatori americani hanno preso in considerazione 2.519 adulti di età superiore ai 61 anni che erano sottoposti a intervento a livello delle articolazioni per le conseguenze dell’artrite. Per circa i due terzi si era trattato di un intervento di sostituzione dell’articolazione. Il 45%  del campione era obeso al momento dell’operazione. Prima dell’intervento, e nei due anni successivi, ai partecipanti è stato chiesto se avessero avuto problemi fisici, mentali, emotivi o di memoria che influenzavano le loro attività quotidiane, come alzarsi dal letto, andare in bagno, lavarsi o mangiare. La necessità di aiuto in una di queste attività era considerata dai ricercatori come una disabilità.

I risultati
Circa il 22% dei partecipanti ha segnalato una dipendenza o un peggioramento della dipendenza circa due anni dopo l’intervento chirurgico; la percentuale rappresentava un pazienti su quattro tra quelli obesi e uno su cinque tra i non obesi. I ricercatori hanno inoltre calcolato che i pazienti obesi avrebbero avuto un rischio di disabilità del 35% maggiore dopo l’intervento, rispetto ai pazienti normopeso.“Per un paziente che deve scegliere se sottoporsi o meno a intervento a livello delle articolazioni è importante sapere che, in alcune circostanze, si espone a un rischio maggiore di andare incontro a peggioramento dopo intervento chirurgico”, dice Timothy Gaulton. “È un elemento che deve essere considerato sia dal paziente, sia dal chirurgo. Non siamo rimasti tanto sorpresi della correlazione, quanto dall’alta percentuale di pazienti con nuova disabilità dopo l’intervento”.

Fonte: British Journal of Anaesthesia
Shereen Lehman
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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