Accoglienza da Nobel per Popular Science Italia

Sono ben cinque i Premi Nobel che hanno salutato con passione, auguri e consigli la nascita di Popular Science Italia, l’edizione italiana dell’omonima rivista di scienza e tecnologia più antica e diffusa al mondo. E da menti brillanti, non possono che nascere commenti brillanti, come quello del premio Nobel per la fisica del 2011 Adam Riess che ci scrive “buona fortuna e tanti auguri. Galileo avrebbe senz’altro sottoscritto l’abbonamento!”. Il fisico statunitense ha ricevuto il prestigioso premio grazie alla scoperta riguardante la rapida espansione dell’universo attraverso lo studio dell’esplosione delle supernove.

Far sentire i non addetti ai lavori, vicini al mondo scientifico non è mai stato facile, ma è fondamentale. In questo senso vanno gli auguri a Popsci Italia di George Fitzgerald Smoot III, premio Nobel per la Fisica del 2006 che ricorda “quanto il mondo di oggi abbia bisogno di qualcuno che gli spieghi in modo interessante e fruibile i progressi della scienza. In questo, Popular Science è il leader nel settore”. L’astrofisico, docente all’Università di Berkeley in California,  riuscì a rafforzare le teorie sul Big Bang grazie alle scoperte sulle radiazioni di fondo mappate dal satellite COBE.

Non è da meno il premio Nobel per la medicina del 2008, Harald  zur Hausen. Professore emerito del German Cancer Research Center di Heidelberg, ricevette il premio grazie alle sue ricerche sul papilloma virus  e sul ruolo che questo ha nello sviluppo del tumore al collo dell’utero. “Informare il pubblico sull’andamento della ricerca scientifica è chiaramente di grandissima importanza. Pertanto, confido nel fatto che Popular Science Italia troverà un ampio numero di lettori e vi mando i miei migliori auguri”. Come non accettarli.

Ma non sempre ciò che per uno scienziato è semplice, lo è per le persone lontane dalla ricerca che pur vorrebbero sapere. “Un giornale che educa il pubblico in materia di scienza e tecnologia è sempre ben accolto dagli scienziati consapevoli del fatto che molte persone considerano la scienza come qualcosa di distante e inaccessibile, nonostante questa pervade ogni singolo aspetto della vita quotidiana. Spero che Popular Science Italia riuscirà a far avvicinare il pubblico alla scienza, come l’edizione americana fa da molti anni.” Queste le parole di Bruce Beutler, premio Nobel per la medicina del 2011. L’immunologo statunitense, Direttore e Professore del Centro di Genetica alla University of Texas Southwestern Medical Center, ha ricevuto l’ambito premio grazie agli studi sul funzionamento del sistema immunitario e alla scoperta dell’attivazione dell’immunità innata. “Vi auguro ogni bene” ci dice, e ce lo auguriamo anche noi.

E per finire l’esortazione più impegnativa che ci indica chiaramente quello che dovrà essere il nostro ruolo arriva da Randy Schekman, biologo cellulare alla Berkeley, e ex direttore della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) e premio Nobel per la medicina nel 2013 per i suoi studi sulle menbrane cellulari.  “Accolgo con favore l’introduzione della edizione italiana della rivista Popular Science. E’ molto importante che gli italiani, intelligenti e curiosi, possano avere accesso ad una rivista che rende i più importanti e nuovi lavori nel campo della scienza e della tecnologia accessibili e interessanti per tutti. Ad esempio la recente polemica in Italia riguardante la cura “Stamina” sottolinea l’importanza del dibattito ragionato e spassionato sui limiti delle scienze cliniche. In questo caso, le famiglie sono state indotte in errore da parte di medici non qualificati che promettevano una cura magica non supportata da adeguati studi clinici in doppio cieco. La vostra rivista ha l’opportunità di svolgere un ruolo di leadership nella spiegazione di questa discussione”.  Lo faremo.

Fondata nel 1872, l’edizione americana vanta un curriculum di tutto rispetto. Personalità del calibro di Charles Darwin, Thomas Henry Huxley, Luois Pasteaur, Charles Sanders Peirce, William James, Thomas Edison, John Dewey e James McKeen Cattell, hanno divulgato le loro scoperte sulle pagine di questa rivista che si è guadagnata il ruolo di punto di riferimento delle maggiori Università a stelle e strisce per comunicare l’innovazione ai cittadini. Tradotta in 30 lingue e distribuita in 45 Paesi, a fine giugno è finalmente arrivata in tutte le edicole italiane e in quelle digitali di Apple e Google.

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