A noi può sembrare una cosa del tutto automatica o scontata, tornare indietro nel tempo con la mente, oppure fantasticare sul futuro, ma come riesce il cervello a farci fluttuare tra passato e futuro? A scoprirlo sono stati i ricercatori del centro di ricerca sul cervello Gonda dell’Università israeliana Bar-Ilan e dell’Istituto di neuroscienze cognitive dell’University College di Londra in uno studio pubblicato su Nature Human Behavior.
Lo studio è basato sull’analisi dell’attività cerebrale di 41 volontari, osservati mentre ricordano esperienze personali grazie alla tecnica della risonanza magnetica funzionale, che consente di fotografare varie regioni del cervello illuminandole nel momento esatto in cui stanno svolgendo la propria funzione.
I ricercatori hanno cominciato a vedere come il cervello, per consentirci di tornare bambini o proiettarci nel futuro, scomponga un’esperienza in più parti. “Ciascuna esperienza personale non è un’entità unica e indivisibile, come suggerisce la nostra impressione soggettiva, ma il risultato di una combinazione di differenti componenti”, ha chiarito Vadim Axelrod, primo autore dello studio. I ricercatori ne hanno individuate tre.
“Quando ricordiamo un evento, come una festa di compleanno – ha spiegato Axelrod – si attivano nel cervello differenti sistemi cognitivi. Uno, ad esempio, serve a recuperare l’evento dall’archivio della memoria, un altro permette di ricostruire la scena in modo vivido nella mente, e un terzo di contestualizzarla”.
Lo studio dimostra che tutti questi sistemi cognitivi agiscono all’unisono, dandoci la percezione di un evento come se lo stessimo vivendo nel preciso momento in cui lo ricordiamo. “Ovviamente – ha concluso Axelrod – le nostre esperienze si fondano su più di tre sistemi cognitivi. Con il nostro studio abbiamo appena iniziato a esplorarli”.